Arresto di Durov: Liberali, non c’è più tempo!

mercoledì 28 agosto 2024


L’arresto di Pavel Durov, fondatore e volto di Telegram, rappresenta un episodio di portata straordinaria che solleva interrogativi cruciali sullo stato della libertà di espressione nel mondo contemporaneo. In un’epoca in cui la tecnologia e le piattaforme digitali sono diventate la spina dorsale della comunicazione globale, questo evento richiama l’attenzione sui pericoli sempre più evidenti per i diritti fondamentali, minacciati da governi e istituzioni che cercano di controllare il flusso di informazioni e, di conseguenza, il pensiero stesso.

Come presidente del Partito Liberale Italiano, mi sento in dovere di esprimere il mio più profondo allarme di fronte a quello che considero un attacco diretto a uno dei pilastri fondamentali delle democrazie liberali: la libertà di espressione. Questa libertà, sancita nelle costituzioni e nei trattati internazionali, è il fondamento su cui si basano le società aperte e democratiche. Tuttavia, episodi come l’arresto di Durov suggeriscono che questo diritto inalienabile è sotto una pressione senza precedenti.

Telegram, con i suoi pregi e difetti, rappresenta molto più di una semplice piattaforma di messaggistica; è uno spazio virtuale dove milioni di persone possono esprimere liberamente le proprie opinioni, connettersi e organizzarsi senza il timore di censure o repressioni. L’arresto del suo fondatore è un segnale inquietante di un tentativo di soffocare uno di questi rari spazi di libertà, un tentativo che costituisce un precedente pericoloso. Se questa tendenza dovesse continuare senza opposizione, ci troveremmo di fronte a un futuro in cui Internet e i social network potrebbero diventare strumenti di controllo piuttosto che di liberazione.

Le parole del presidente di Mexico Libertario e del Partito Libertario, Victor Hugo Becerra, che ha recentemente dichiarato: “Le minacce alla libertà di espressione sono un sintomo di governi che temono il potere del popolo”, suonano come un monito urgente. Nelle democrazie sane, la voce del popolo deve essere rispettata e ascoltata, non repressa. Eppure, oggi, assistiamo a una crescente tendenza alla sorveglianza, alla censura e al controllo, dove la tecnologia, invece di essere un veicolo di emancipazione, rischia di diventare un’arma nelle mani di chi vuole limitare le libertà civili.

Questo giornale ha ospitato nelle sue colonne la testimonianza del presidente del Partito Libertario Messicano, un segno che la lotta per la libertà di espressione è universale e condivisa a livello globale. La libertà di espressione non conosce confini e la sua difesa deve essere un imperativo comune. Le forze liberali, non solo in Europa, ma in tutto il mondo, devono unirsi con determinazione per contrastare questi attacchi e preservare i diritti che sono alla base delle nostre società.

L’arresto di Durov è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. È una chiamata all’azione per tutti coloro che credono nella libertà e nei diritti umani. L’Europa, in particolare, deve alzare la voce, ribadendo il suo impegno incondizionato per i diritti umani e le libertà civili. Non possiamo permettere che la paura prenda il sopravvento sulla verità, né che il silenzio soffochi la parola.

Ma questa riflessione non deve rimanere isolata. È tempo di andare oltre le dichiarazioni e di passare all’azione concreta. In quest’ottica, rivolgo un invito forte e chiaro affinché “L’Opinione”, quotidiano da sempre in prima linea nella difesa delle libertà individuali, ha oggi l’opportunità di diventare il catalizzatore degli Stati Generali dei Partiti Liberali Europei e Mondiali, promuovendo un dibattito che possa dar vita a un Manifesto della Libertà.
Il Partito Liberale Italiano, da sempre difensore delle libertà fondamentali, deve continuare a rivestire un ruolo di primo piano in questa battaglia, guidando con coraggio e determinazione questa iniziativa storica.

Questa sarebbe un’occasione unica per riunire tutte le forze liberali in un grande consesso, dove poter riflettere, discutere e, soprattutto, elaborare un Manifesto delle Libertà che possa fungere da guida per le future generazioni.

Un Manifesto che non sia solo una raccolta di principi, ma un vero e proprio programma d’azione, un faro per tutti coloro che credono nella libertà di espressione, nel diritto all’informazione e nel potere della verità. L’arresto di Durov ci ricorda quanto sia fragile la libertà; non possiamo permetterci di rimanere in silenzio.

In questo contesto, è essenziale ricordare il ruolo controverso del “Digital Services Act (Dsa)”, che è stato oggetto di ampie discussioni e critiche. Questo regolamento dell’Unione Europea, che punta a rendere le piattaforme digitali più responsabili per i contenuti ospitati, rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Sebbene l’intenzione sia quella di combattere la disinformazione e i contenuti illeciti, vi è il pericolo concreto che il Dsa possa essere utilizzato per giustificare azioni repressive come quella contro Durov. A tal proposito, il nostro Segretario nazionale, Roberto Sorcinelli, ha da tempo proposto l’abolizione del Dsa, sottolineando come questo possa minacciare la libertà di espressione su Internet, trasformando le piattaforme digitali in strumenti di controllo piuttosto che di libertà.

Il momento di agire è ora. Se permettiamo che questo tipo di repressione passi inosservato, rischiamo di trovarci in un futuro in cui la libertà non sarà più un diritto, ma un ricordo lontano. La nostra voce deve essere forte e chiara: la libertà di espressione non è negoziabile, e ogni tentativo di limitarla deve essere fermato con tutta la forza necessaria.

(*) Presidente Nazionale del Partito Liberale Italiano


di Francesco Pasquali (*)