martedì 6 agosto 2024
Sinceramente chi scrive, dal punto di vista sportivo, ha sempre preferito le Olimpiadi moderne ai campionati di calcio. Con rispetto per tutti, i secondi mi sono sempre parsi spettacoli per tifoserie per lo più in pantofole, davanti a televisori. Le discipline olimpiche sono seguite da un numero più ristretto di spettatori, i più dei quali, però, le hanno praticate almeno un tempo, anche senza successi personali, ma per il gusto di cimentarsi. Seguono i loro campioni, magari col rimpianto di non essere mai stati grandi schermitori, cavalieri o sciatori, ma in grado di valutare quello cui assistono.
Le presenti Olimpiadi di Parigi sono, però, al centro di polemiche in quanto, secondo alcuni, “dissacranti”. Fin dalla cerimonia d’apertura s’è urlato allo scandalo per un “quadro” a qualcuno parso ispirato all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, con delle “drag queen” in luogo degli apostoli. Però i personaggi non erano tredici ma sedici, ai quali, da un certo punto, si è unito un Dioniso coperto di frutti. Come ha precisato Thomas Jolly, direttore artistico della cerimonia, si è trattato del richiamo a un banchetto pagano di impostazione dionisiaca.
Se un appunto si può fare, è di correttezza filologia: le Olimpiadi antiche non ebbero nulla a che spartire col caotico Bacco, ma con Zeus, simbolo del ristabilito ordine cosmico dopo la famelica attività di Kronos, divoratore dei propri figli. In effetti, le Olimpiadi, con le loro gare, sospesero le guerre tra città, con le quali i greci antichi divorarono i loro figli. La cosa fa venire in mente un grande pacifista del secolo passato: sir Bertrand Russell, per il quale l’aggressività dell’essere umano, se rivolta all’agone sportivo, avrebbe potuto trovare sfogo in luogo delle guerre.
La tragedia dell’oggi è che nessuna tregua olimpica s’è vista in Ucraina, in Siria, a Gaza o altrove. La natura spirituale dei Giochi olimpici moderni è stata evidenziata, domenica scorsa, nel piazzale antistante la cattedrale di Notre-Dame quando, alla presenza delle massime autorità olimpiche, s’è svolta una preghiera comune da parte di rappresentanti delle diverse concezioni religiose e filoni della trascendenza in cui si articola la tradizione perenne. A voler sancire in questo modo almeno una tregua spirituale fu lo stesso barone Pierre de Coubertin un secolo fa.
di Riccardo Scarpa