giovedì 23 maggio 2024
Sassolini di Lehner
Benito Mussolini, il 24 giugno del 1943, andò in confusione, commettendo un errore madornale, proprio lui che da maestro di scuola elementare avrebbe dovuto insegnare morfologia, sintassi, correttezza linguistica ai piccoli italiani.
Esortando gli italiani a resistere ed a ricacciare indietro gli anglo-americani in procinto di sbarcare in Sicilia, Mussolini confezionò il seguente appello: “Bisogna che appena questa gente tenterà di sbarcare, sia congelata su questa linea che i marinai chiamano del bagnasciuga!”.
Il 5 luglio 1943, il discorso col patologico strafalcione fu trasmesso dall’Eiar, infettando, così, il lessico della folla oceanica raggiunta dalle onde radio.
Benito avrebbe dovuto dire “battigia” e non “bagnasciuga”, giacché la prima parola indica la parte della spiaggia lambita dalle onde, mentre la seconda definisce la porzione di scafo della nave – la linea di galleggiamento della murata – bagnata dal moto ondoso.
Da quel fatale 1943, i fascisti, i neofascisti, i nostalgici, insomma tutti gli infettati linguisticamente dallo svarione di Benito, hanno continuato a chiamare bagnasciuga la battigia, mentre gli antifascisti, gli iscritti all’Anpi e gli adoratori della più bella Costituzione del mondo si sono ben guardati dal reiterare siffatta eversione di estrema destra della lingua del sì.
Credo, dunque, che Serena Bortone, la strenua paladina dell’antifascismo, dovrebbe resistere, resistere, resistere, occupando militarmente la postazione contaminata, dalla quale viene teletrasmessa “Geo”.
Infatti, davanti al complice inerte Emanuele Biggi, il 22 maggio scorso, il pur valente meteorologo Filippo Thiery ha mussolinianamente attribuito all’arenile toccato dall’onda l’epiteto di “bagnasciuga”.
Credo non sia tollerabile per un’acribica storiografa, nonché partigiana combattente, che, proprio nella sua rossa Rai 3, echeggino tuttora alte e forti le parole, anche quelle sbagliate, del Duce.
di Giancarlo Lehner