martedì 7 maggio 2024
Un nuovo ’68? Come al solito si sono sprecati i paragoni di comodo, ad usum Delphini.
Ovviamente per i moti antisemiti fomentati dal network dei Fratelli musulmani - ideologia di riferimento di cui Hamas è una delle braccia armate - nelle facoltà universitarie di mezzo mondo. Ma quello dei nuovi studenti antisemiti – o sapientemente fomentati all’antisemitismo – delle università americane, e in sedicesimo di quelle italiane ed europee, più che un ’68 sembra una irrefrenabile moda di massa che porta i giovani a un neo-oscurantismo.
Ai tempi del Vietnam gli estremisti di sinistra difendevano una terribile dittatura comunista tenuta in piedi da Cina e Unione Sovietica. Ma almeno c’era il pretesto del “sol dell’avvenire” che veniva (a torto) giudicato preferibile all’“american dream”.
Ma oggi queste intelligenze artefatte, purtroppo naturali, che marciano dietro le bandiere di Hamas cosa propongono in cambio della scomparsa di Israele e tendenzialmente anche degli Stati Uniti e in genere di quel che rimane dell’Occidente? Una vita libera e libertaria, un po’ hippy e un po’ woke, all’ombra dell’Islam geopolitico?
Possibilmente con i soldi degli sceicchi elargiti alle università americane, il tutto sotto lo sguardo benevolo di Xi Jinping e di Vladimir Putin? Che nel frattempo si appropriano del mondo e tra loro ridono sotto e sopra i baffi che neppure hanno?
Bisognerebbe chiederglielo, farli ragionare. Parlarci. Finché siamo in tempo. Salvo il fatto che chi la pensa differentemente nemmeno può interloquire con loro per motivi di ordine pubblico?
E allora c’è solo un’altra via di uscita: vadano a farsi un Erasmus a Gaza, in Qatar o in Iran. Manifestino in loco i loro entusiasmi giovanili anti-americani e anti-israeliani conditi con la solita paccottiglia trasgressiva di sesso droga e rock and roll, possibilmente spingendo la gioventù locale anche all’outing per tendenze sessuali gay. Uno di questi idealisti misguided ci ha già provato anni fa proprio a Gaza, un italiano idealista. Che poi è stato brutalmente assassinato. All’epoca delle rivoluzioni arabe incoraggiate da Barack Obama.
Al ritorno dall’ipotetico Erasmus, se ritornano e non fanno la fine degli ostaggi ebrei del 7 ottobre scorso, ci racconteranno le rispettive esaltanti esperienze culturali. Li attende una cattedra di terzomondismo antisionista. O una di negazionismo filo-arabo della Shoah. Sempre che durante l’Erasmus non incontrino prima la morte e poi l’accoglienza benevola nei cimiteri islamici di quei posti, nella zona dedicata agli infedeli. Sezione utili idioti.
(*) Il disperato appello di una docente italo-israeliana agli studenti italiani pro-Gaza
di Dimitri Buffa