Si vis pacem para bellum, care anime belle

venerdì 3 maggio 2024


Giovedì mattina, nel corso di una puntata di Omnibus, in onda su La7, c’è stato un duro faccia a faccia tra Tiziana Ferrario, conduttrice televisiva e popolare ex mezzobusto del Tg1, e Franco Bechis in merito al tema infinito della guerra in Ucraina. In particolare, Ferrario, non nuova a simili prese di posizioni pacifiste, ha duramente criticato la scelta del Governo italiano di inviare a Kiev missili a lungo raggio: i cosiddetti Storm Shadow. Ciò, secondo quanto riportato dalla stampa italiana ed estera, lo avrebbe rivelato il ministro della Difesa del Regno Unito, Grant Shapps, in quanto da noi le forniture all’Ucraina sono secretate e ne è pienamente informato, attraverso il Copasir, solo il Parlamento.

Secondo la giornalista milanese, in particolare, questa eventuale mossa cambierebbe di fatto la nostra posizione, facendoci entrare direttamente in guerra con la Russia. La sua idea, a mio avviso, contorta e praticamente inapplicabile in un teatro bellico piuttosto ampio, sarebbe quella di limitarsi a fornire all’Ucraina solo armi in grado di bloccare gli attacchi, senza tuttavia portare minacce sul territorio in cui domina Vladimir Putin.

Pronta la risposta scontata da parte di Bechis, il quale le ha ricordato in primis che non siamo noi che abbiamo iniziato il conflitto, bensì le truppe russe invadendo con le armi un Paese sovrano. Dopodiché, l’attuale direttore di Open ha aggiunto che sarebbe assurdo ricevere costantemente attacchi missilistici sul proprio territorio senza, però, avere la possibilità di colpire almeno le basi, ovviamente presenti nel Paese aggressore, da cui i medesimi attacchi partono. Sarebbe come, aggiungo io, se nel caso di un rapido contrattacco ucraino in grado di respingere verso il proprio confine una divisione nemica, si decidesse di far cessare il fuoco a tutti gli armamenti che avessero una gittata in grado di superare il confine convenzionale tra i due Stati in lotta.

Ora, battute a parte, c’è un fattore, che i costruttori dell’Impero romano hanno praticato per alcuni secoli, il quale sembra completamente sfuggire alle tante anime belle che, in estrema sintesi, ritengono di risolvere la guerra in Ucraina con il combinato disposto di due elementi; una sorta di disarmo unilaterale e, contestualmente, il ricorso esclusivo alle armi spuntate della diplomazia. Questo fattore si chiama deterrenza e i nostri antenati così lo esprimevano: si vis pacem para bellum. Se vuoi la pace prepara la guerra.

Deterrenza che, è inutile negarlo, ancora oggi impedisce anche ai regimi più irresponsabili di andare oltre determinati limiti, dal momento che l’Occidente democratico mantiene ancora una netta supremazia sul piano della tecnologia bellica, che naturalmente include l’arsenale nucleare. Senza tutto questo, che consente al mondo libero di vivere in relativa tranquillità, l’idea di rivedere i cosacchi a Parigi dopo oltre due secoli non sarebbe affatto una fantasia utopistica.


di Claudio Romiti