giovedì 21 marzo 2024
La Basilicata sta per diventare un interessante laboratorio politico nazionale: il centro del centrosinistra, che scommetteva sulla possibilità di assorbire voti moderati in fuga da Forza Italia dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, ora si trova sospinto verso il centrodestra. Ciò dopo aver constatato nelle ultime tornate regionali che il blocco elettorale azzurro non smobilita (si rafforza a spese della Lega), mentre il litigioso e diviso centrino si riduce rispetto alle scorse Politiche, rischia grosso in vista delle Europee e viaggia spedito verso l’irrilevanza.
Su queste colonne, negli ultimi due anni, abbiamo spesso affermato che la strada obbligata, per Matteo Renzi e Carlo Calenda, porta a un accordo con Forza Italia. E ci siamo anche stupiti del fatto che il leader di Italia viva – a cui va riconosciuta una velocità di pensiero fuori dal comune – non abbia ancora lanciato una “opa ostile” nei confronti di Fi, orfana di Berlusconi e bisognosa di un leader che assicuri una prospettiva per il futuro.
Siamo di fronte alla “tempesta perfetta”: Forza Italia ha bisogno di un leader giovane e con le caratteristiche giuste per raccogliere l’eredità del Cavaliere, mentre Renzi e Calenda hanno un bisogno disperato di uscire dalle sabbie mobili. Per il momento, in Basilicata, il senatore cresciuto a Rignano sull’Arno e Antonio Tajani viaggeranno affiancati per vedere l’effetto che fa, ma la strada è segnata. Questo lo sa anche Renzi, al quale sicuramente non sfugge che “cambiare pelle” implica perdere lo zoccolo duro del voto centrista che guarda a sinistra. Sull’altro piatto della bilancia c’è, però, l’intero voto moderato che oggi parte da percentuali a una cifra, ma che ha potenzialità enormi se opportunamente rappresentato da un leader di spessore. Silvio Berlusconi docet.
di Vito Massimano