lunedì 18 marzo 2024
In Forza Italia si ha come l’impressione che l’età media sia pericolosamente alta. Mentre la gestione targata Silvio Berlusconi si basava sull’assunto che il Cavaliere fosse l’unica figura trainante, adesso un partito che voglia definirsi tale deve darsi una struttura di prospettiva capace di contendere nel tempo la leadership all’interno della coalizione ma anche nel Paese.
In quest’ottica, va chiarito che Antonio Tajani ha fatto un gran lavoro in questi mesi, agganciando elettoralmente una Lega che ormai mostra la stanchezza del suo leader anche nelle urne. Senza nulla togliere ad Antonio Tajani, va però ammesso che quest’ultimo era ciò che rimaneva di Forza Italia dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi. Quindi non c’era da scegliere tra l’attuale leader e un altro leader. Ove mai si dovesse invece sfociare in un sistema dai connotati presidenziali e ove mai per fare ciò si dovesse immaginare come compromesso con la sinistra il sistema elettorale a doppio turno, diverrebbe quanto mai cruciale il ruolo del centro per la vittoria. Altrimenti, il centrodestra rischierebbe di perdere sempre al secondo turno, favorendo quelle litigiose ammucchiate di centrosinistra incapaci di accordarsi con un sistema a turno unico ma capaci di fare patti col demonio al ballottaggio pur di governare.
In quest’ottica (ma anche indipendentemente dai futuri assetti costituzionali) Forza Italia dovrebbe pensare seriamente a costruire una classe dirigente nell’immediato futuro. O quantomeno favorire un processo aggregativo capace di rafforzare il centro del centrodestra. L’alternativa è l’estinzione.
Antonio Tajani all’anagrafe non è propriamente un ragazzino per cui dovrebbe riprendere quel discorso ufficialmente mai nato con Matteo Renzi riconoscendone i tratti caratteristici di naturale erede di Silvio Berlusconi. Se le condizioni politiche non consigliassero un simile percorso, sarebbe comunque di vitale importanza fabbricarselo in casa un leader giovane e capace di durare nel tempo. Forza Italia non può e non deve trasformarsi in una bocciofila con un elettorato di pensionati, perché altrimenti assume i connotati di un partito a tempo, legato alla durata di una ben precisa classe dirigente e di un ben preciso bacino elettorale. Finita l’emergenza del dopo Berlusconi, è giunta l’ora di progettare un percorso che vada oltre Berlusconi.
di Vito Massimano