mercoledì 13 marzo 2024
Sassolini di Lehner
Il “coraggio della bandiera bianca” è l’infelice sintagma che è piaciuto a Maria Zakharova (“per come la vedo io, il Papa chiede all’Occidente di mettere da parte le sue ambizioni e ammettere che si è sbagliato… noi non abbiamo mai bloccato i negoziati”) e alla sinistra italiana. Ad esempio, a Fausto Bertinotti, intervistato da La7, talora faziosissima Pravda televisiva dei nipoti di Iosif Stalin, Mao, Fidel Castro e Pol Pot. Il filosofema della resa come lieto fine non è neppure una novità nella Historia: da Attalo III, che, per evitare conflitti, nel 133 avanti Cristo regalò il territorio del suo regno ai romani, sino ai britannici che chiamarono Winston Churchill “guerrafondaio”, mentre premevano per un compromesso con Adolf Hitler.
Resta, tuttavia, il fatto che la sortita del Pontefice, Jorge Mario Bergoglio, abbia suscitato rimostranze e critiche. Dagli ucraini s’è preso di tutto, financo, da parte di vendicatori fuori di testa l’iscrizione nella lista dei nemici da uccidere. Certo, non è stato da Santo Padre e neppure da osservatore ragionevole implorare la trattativa, rivolgendosi agli aggrediti e non anche all’aggressore, come se la ricerca della pace possa essere frutto di una iniziativa unilaterale del più debole. Vi è il precedente di Giovanni Paolo II, decisamente contrario alla guerra Usa-Iraq, solo che Karol Wojtyla criticò George Walker Bush, l’aggressore e non l’aggredito. Un’impresa militare, peraltro, ispirata dalla megalomania di pretendere di esportare la cornice liberaldemocratica in un Paese islamico che, all’epoca, grazie al dispotico Saddam Hussein aveva almeno il pregio di essere abbastanza laicizzato.
Il sottoscritto, recentemente laureatosi in bergogliosofia teoretica con tanto di tesi (Bergoglio, da Cristo a Castro. Paolo mi fè, disfecemi Jorge Mario) ha, invece, il diritto di spiegare a quanti sono cascati dal pero o hanno simulato stupore per la maldestra esternazione – da Olaf Scholz a Joe Biden, dai vescovi tedeschi a Jens Stoltenberg, dal cardinale Pietro Parolin e a quant’altri intenti a metterci una pezza – che Bergoglio, sin dall’inizio dell’attacco russo, si schierò al fianco dello zar Vladimiro. Il 3 maggio 2022 se ne uscì con “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia” come giustificazione dell’operazione militare speciale (“… un’ira che non so dire se sia stata provocata ma facilitata forse sì”).
Subito dopo l’incongruenza semantica – il coraggio non c’entra con la resa – Jorge Mario, se è vero il racconto di Jorit, ha confermato che a Santa Marta risuona alta e squillante la propaganda putiniana. Ciro Cerullo, alias Jorit, subito dopo l’affettuoso selfie con Vladimiro racconta di essere corso da Bergoglio, al fine di “ringraziarlo per il suo costante e profondo impegno per la Pace”. Amorosi sensi e anche identità di vedute tra Jorge Mario e Ciro pure sull’avversione all’Occidente, Israele compreso. Jorit, gonfio di soldi del Cremlino – 90mila euro già incassati per lavori di street art – definisce la Nato come “la più grande e mostruosa macchina di morte che la storia dell’Umanità abbia mai concepito”. Insomma, dal cane che abbaia al più mortale mastino rabbioso. Si badi che la mostruosa Nato è sinonimo di Occidente assassino.
Magari Cerullo vende fumo di citrullo, ma resta l’innegabile vicinanza con chi spinge per la resa. È, però, onesto rimarcare che lo straparlare di Bergoglio non scaturisce affatto da asimmetrici neuroni senili, rispondendo, al contrario, alla lucida loquela del cervo volante, dell’aquilone che segue la direzione del vento per volare più in alto. Le statistiche rivelano a Jorge Mario, nel ruolo di Capo di Stato di indubbia vocazione alla politica, che la condanna dell’operazione militare speciale sta lasciando il posto alla stanchezza degli europei e degli statunitensi, sempre meno disposti ai sacrifici economici, per sostenere la vittoria, non più – si badi – del popolo ucraino, ma degli oligarchi ucraini e dell’onnipresente presenzialista Zelens’kyj. Il buon Volodymyr, con le sue continue richieste di denaro e di armi, ha davvero stufato, così come in tutta Europa e anche in Italia comincia a infastidire che un ospite ucraino possa usufruire immediatamente e gratuitamente di esami clinici e di cure, mentre tutti gli altri sono costretti a lunghe liste d’attesa e a onerosi ticket.
Si aggiungano gli allarmi sulla Terza guerra mondiale alle porte e le presunte mire imperialistiche russe sui Paesi europei. Alla crescente insofferenza verso la guerra si somma anche un accento di paura, sia pure per creduloni, tanto più che sussiste l’altro conflitto tra Israele e Hamas, che distrae da Kiev una miriade di tribù comunistelle e antisemite. Dunque, Bergoglio non parla né a vanvera, né a matula. Invero, non esterna da Pontefice, non s’innanza sin lassù sulla vetta della metafisica, restando mente e piedi per terra. Si rivolge alla pancia e alle semplificazioni della folla, tentando di ipnotizzarla e catturarla, come un politico provetto in campagna elettorale.
di Giancarlo Lehner