Bergoglio, Dio e bestemmie filosofiche

giovedì 22 febbraio 2024


Sassolini di Lehner

Chiosando da par suo un passo del Vangelo secondo Luca, Bergoglio ha rivoltato l’ennesima frittata blasfema, lasciando a me, meschino laico, miscredente matricolato, più vicino a Voltaire che a Santa Maria Goretti, l’onere di rimettere in ordine logico i fondamenti di qualsivoglia teologia.

Il Creatore, essendo eterno, perfettissimo, onnipotente e onnisciente, non può che essere immaginato come motore immobile. È certamente il motore di tutte le cose e di tutti gli esseri, a condizione che rimanga fermo. Spazio e tempo sono categorie umane, umanissime, ma attribuirle al Creatore è da opinionista diplomatosi nelle scuole medie con i banchi a rotelle. Tolgo la parola ai grillini e la consegno ad Aristotele. “Ogni entità è mossa da un altro, e così via, ma alla fine sussiste un motore immobile, da cui deriva il moto iniziale. Tuttavia, l’origine del primo movimento non può essere sospinta da altro moto”.

Tommaso d’Aquino provò l’esistenza di Dio, definendolo immobile e atto puro, trascendente, perciò, l’universo, di cui è causa. Dio è la causa prima di ogni movimento: Egli infatti è “motore”, in quanto partenza e punto d’arrivo. Però, Dio non può che essere causa senza causa. Dio è puro, perché non è materia soggetta al divenire e all’entropia. L’eternità di Dio si spiega, negando che sia potenza e affermando che sia atto puro non scaturito da pregressa virtualità.

Povero me, tapino agnostico, tipaccio che non crede neanche a Chiara Ferragni, a Selvaggia Lucarelli e all’amaro lucano Vincenzo De Luca. Sono ateo al punto da non prestar fede neppure a Mario Draghi, “il vile affarista, liquidatore dell’industria italiana”.

Eppure, mi tocca rendere giustizia all’unica possibile e razionale idea di Dio, insidiata da un pontefice che, di fatto, ne nega l’esistenza. Jorge Mario me lo figuro come il primo e unico camionista che, strada facendo, si ferma, sbrana pane e mortadella, quindi, verga sul muro o sul segnale stradale “Dio non c’è”.

Comunque, adoratelo, cari amici atei, costui è il vostro perfetto pontefice.

Infatti, Bergoglio, rovistando nel Vangelo di Luca, arriva a dargli del mago Zurlì, sempre in movimento per stupire i bambini: “Dio è il Dio delle sorprese... Dio è sempre nuovo”.

Per giustificare se stesso e le continue, permanenti novità, a mo’ di rivoluzione permanente bolscevica alla Lev Trockij, Jorge Mario descrive la divinità come motore mobile, sempre in divenire, spazio e tempo a gogò, senza riflettere che codesta interpretazione è una bestemmia filosofica, oltre che teologica.

Attribuire il movimento alla Causa incausata significa negarlo come farebbe un ateo da osteria, dopo il secondo litro.


di Giancarlo Lehner