mercoledì 24 gennaio 2024
Se i piani della presidenza e dello stato maggiore della Federazione Russa fossero quelli intercettati dallo spionaggio tedesco e riportati dal quotidiano Bild, Vladimir Vladimirovič Putin sarebbe servito. Cominceranno la settimana entrante e si concluderanno a maggio imponenti esercitazioni dell’Organizzazione dell’Alleanza Atlantica sui suoi confini orientali: più di 90mila truppe provenienti da tutti gli Stati dell’Alleanza, oltre la Svezia. Adesso la Moldavia ha annunciato anche una sua sorta di partecipazione esterna. Gli Stati baltici – Estonia, Lettonia e Lituania – hanno in pratica fuso le loro forze armate, in modo da rispondere tutti assieme all’attacco anche di solo uno di loro.
L’Europa non abbassa il sostegno all’Ucraina. La presidente della Commissione esecutiva dell’Unione europea ha annunciato un piano per moltiplicare la produzione di munizioni da inviare a Volodymyr Zelensky. Il primo ministro polacco, Donald Tusk, si è recato a Kiev per ribadire come la Polonia continuerà a sostenere l’Ucraina. La Francia invierà missili di precisione, sistemi di artiglieria e nuove munizioni. Potremmo continuare.
A questo punto, Vladimir Vladimiriovič Putin, nell’avviarsi alle elezioni presidenziali nella Federazione Russa, ha interesse a proseguire lungo la violenta strada intrapresa? Forse è stato drogato dalle parate sulla Piazza Rossa di Mosca? Potrebbe fingersi generoso e attivare lui, o accettare di attivare, la Corte arbitrale permanente all’Aia, nel nome di San Nicola II Romanov. Tra gli occidentali potrebbe essere proprio l’Italia a suggerirlo. In fondo, nella sua età liberale, nel 1907 l’Italia ricevette l’unico premio Nobel per la pace della sua storia, conferito a Ernesto Teodoro Moneta. Un patriota, di antica famiglia aristocratica milanese, il quale, già sulle barricate delle Cinque giornate di Milano, fu volontario dei Cacciatori delle Alpi nel 1859 e combattente a Custoza nel 1866. Iniziato massone, fondò Comitati per la pace per propugnare la soluzione dei conflitti con l’arbitrato internazionale. Per questo ottenne il Nobel. Forse, tra i partiti del centrodestra spetterebbe al Partito liberale italiano – il più piccolo ma con buoni rapporti col ministro degli Esteri, Antonio Tajani – farsi avanti per ricordarglielo.
di Riccardo Scarpa