L’Europa li cambia

lunedì 15 gennaio 2024


Ricordava giustamente Il Foglio che non pochi partiti hanno cambiato radicalmente idea sull’Europa. In primis, ovviamente, i Cinque stelle con Giorgia Meloni indignata, nel 2019, contro l’euro, possibilmente da fare a pezzi da parte degli Stati vincitori, seguita a ruota da Matteo Salvini, predicatore inesausto di un sovranismo sui generis che, ancora oggi, è di difficile eliminazione per il leader leghista.

Il mito della rivoluzione sovranista (che fine ha fatto, a proposito, questa leggendaria “rivoluzione” come la chiamavano i suoi proponenti) non è mai stato spiegato bene, eccetto la solita condanna contro quel Vecchio Continente mangiasoldi e la sua mutazione (proposta da Meloni) da Unione europea a Confederazione europea, un corpo di Stati nazionali liberi e sovrani, con l’aggiunta di fiere promesse di battaglie contro la finanza speculativa e la distruzione dell’euro. Insomma, ci vuole meno Europa. Molto probabilmente queste estreme posizioni si accordavano con i successi clamorosi negli Stati Uniti di Donald Trump che, per parte sua, ha avuto parole soltanto ironiche contro l’Ue. Ci domandiamo, anche per lui, che fine fece la propria battaglianazionalista” contro Joe Biden e che farà alle prossime elezioni americane.

Il fatto (ed è un fatto, per di più storico) è che, lungi dal minacciare le tasche del cittadino europeo, le diverse iniziative e scelte del Governo dell’Ue vanno esattamente nella direzione contraria. Basti pensare che dopo le quattro o cinque crisi, fra cui quella energetica e al di là dei suoi tempi in verità poco accelerati, i nostri governanti europei hanno dato una risposta. Vi è inoltre da aggiungere, last but not least, che in questi anni l’Ue ha perfezionato il tutto con strumenti relativi alle nuove operazioni di intervento, quali il Recovery fund e il tale Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) che hanno permesso di affrontare difficili situazioni, in vari Paesi, creando un debito comune con strumenti molto meno burocratici del passato, in grado di gestire i fenomeni, anche i più complessi, come il Recovery fund nel quadro del Patto di Stabilità.

Succede, così, che i malevoli europei di una volta facciano marcia indietro e che alle ipercritiche (il più delle volte di stampo demagogico-elettoralistico) si succedano, al contrario, richieste non di meno Europa ma di più Europa. Capita.


di Paolo Pillitteri