martedì 12 dicembre 2023
Partiamo dai fatti: alla Prima della Scala di Milano, un tal Marco Vizzardelli è stato identificato dalla Digos dopo aver urlato “Viva l’Italia antifascista” subito dopo l’esecuzione dell’inno di Mameli. Dopo una infinita polemica, la Questura di Milano ha spiegato che “l’identificazione dei due spettatori presenti in galleria è stata effettuata quale ordinaria modalità di controllo preventivo per garantire la sicurezza della rappresentazione. L’iniziativa non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata, ma dalle particolari circostanze, considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell’evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento. La conoscenza dell’identità delle persone ha consentito, infatti, di poter ritenere con certezza l’assenza di alcun rischio per l’evento”. Ma intanto la manfrina del Partito democratico era già iniziata contro gli oppressori in camicia nera al grido di “identificateci tutti”.
Noi più modestamente pensiamo che non sia giusto identificare qualcuno per aver manifestato le proprie idee, tanto più se aderenti al sentimento dei più e finanche alla Costituzione della Repubblica italiana. Detto questo, e dopo aver doverosamente stigmatizzato chi identifica dei liberi cittadini per le proprie opinioni, ci sembra necessario buttare giù un paio di riflessioni solo per rimettere le cose al proprio posto.
Urlare “Viva l’Italia antifascista” alla Prima della Scala ha lo stesso senso che urlare “Viva la Gnocca” in Chiesa, “Viva l’Inter” nella curva del Milan o “Viva il salame di Napoli” in una Moschea. Tutte frasi ampiamente condivisibili ma fuori contesto, inopportune date le circostanze e fuori luogo considerata la situazione. I convenuti erano alla Scala ad ascoltare musica in una delle occasioni mondane più importanti di Milano. Che senso ha fare il “Masaniello” facendo concorrenza ai cantanti lirici? Dov’era l’oppressore fascista contro il quale si avvertiva la prepotente urgenza di manifestare? È evidente che l’uscita sia stata improvvida tanto quanto la cagnara fatta dalla sinistra a valle dell’accaduto. Agitare in continuazione lo spauracchio fascista, ogni qualvolta al Governo non c’è la sinistra, fa ormai francamente ridere i polli tanto quanto la polemica stucchevole che voleva Liliana Segre e Giuseppe Sala indisponibili a sedere accanto alla seconda carica delle Stato.
Probabilmente “l’urlo di Vizzardelli” è il classico “fallo di frustrazione” originato da una settimana di polemiche (fascismo/antifascismo) che non hanno scaldato i cuori di nessuno. Tanto più che in queste plateali esternazioni – che vanno dalle fiere del libro arrivando fino agli studi televisivi, passando per le piazze – la gente inizia a vederci un tantino di arroganza tipica di chi ritiene di potersi permettere di dire qualsiasi cosa in qualsiasi posto, senza sentirsi mai fuori luogo.
di Vito Massimano