La strada maestra verso il default

lunedì 20 novembre 2023


Come è noto, l’agenzia Moody’s ha confermato il rating dell’Italia, migliorando l’outlook, ossia le prospettive di medio periodo, da “negativo” a “stabile”.

Si tratta di un successo per il Governo di centrodestra, sebbene l’ultima cosa da fare sarebbe quella di cullarsi sugli allori, visto che chiuderemo l’anno con un deficit troppo alto, del 5,4 per cento, e con un debito pubblico che non si riesce a comprimere sotto il 140 per cento del Prodotto interno lordo.

Ciononostante, l’opposizione politico-sindacale, o sarebbe meglio dire sindacal-politica, dopo essere scesa in piazza, sotto le bandiere del sindacato di Maurizio Landini, si appresta a presentare una sorta di contromanovra finanziaria. Infatti, come preannunciato, la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, mercoledì dettaglierà pubblicamente i punti salienti delle sue proposte economiche, con al centro il tema infinito del “salario minimo”.

Nel frattempo, come riporta il Giornale, “ secondo i calcoli di alcuni esperti, la legge di bilancio del sindacato costerebbe alla casse dello Stato la bellezza di 87 miliardi, 32 milioni e 650mila euro”.

In pratica, per dirla in una battuta, l’Italia, con questa ricetta, imboccherebbe la via maestra per un rapido e catastrofico default, creando i presupposti per una fuga in massa dai nostri titoli di Stato. Quindi, pur comprendendo le ragioni di bottega che spingono Landini e Schlein ad un uso piuttosto spregiudicato della classica demagogia del tassa e spendi (tant’è che lo stesso leader della Cgil invoca, oltre alle spese pazze, aumenti forsennati della pressione fiscale allargata, spesso mascherati sotto l’obiettivo di comodo di una fantomatica lotta all’evasione), una forza politica e un sindacato responsabile, anche nei riguardi della propria base di consenso, non dovrebbe permettersi simili eccessi, considerando la difficile situazione del bilancio pubblico. Situazione resa ancor più difficile, così come gli analisti seri ci continuano a ricordare, dalla politica di spese allegre, su tutte quella del famigerato Superbonus 110% del Governo giallo-rosso, che ha vincolato per alcuni anni a venire lo spazio di manovra di chi si trova ad amministrare il Paese.

D’altro canto, per concludere, la presenza di una opposizione veramente responsabile, soprattutto sul piano proprio della tenuta dei conti pubblici, a cui è legata a doppio filo la sostenibilità del nostro colossale debito sovrano, rappresenta un valore aggiunto in qualsiasi democrazia matura. Questo aspetto non ce lo dovremmo mai dimenticare.


di Claudio Romiti