venerdì 17 novembre 2023
Non se ne abbia a male il buon Giuseppe Conte (Movimento Cinque Stelle) già presidente del Consiglio se, questa volta, nel mirino c’è finito lui. Il fatto è che Conte non riesce a rimettersi dalla botta che l’ha fatto diventare, come tanti, un ex. Capita spesso a molti, quando si è perduto il (tanto) potere. Si chiama democrazia. Nella fin troppo maltrattata Prima Repubblica (ah, che grande scuola!) un inesauribile maestro di battute e di autorità aveva buttato lì, con la consueta nonchalance, il detto passato alla storia “il potere logora chi non ce l’ha”. Credo che Giulio Andreotti meriterebbe solo per questo un posticino nella storia.
Il punto è che nel question time alla Camera dei deputati era presente il buon ministro degli Esteri, Antonio Tajani, per dare una risposta immediata alle domande degli interpellanti onorevoli. Alla seduta, oltre agli interpellanti a risposta immediata (pare si dica così), era presente una qualche decina, e forse meno, di onorevoli. Fra costoro il nostro Conte, che si era rivolto, con voce ferma e pressante, all’Esecutivo, presente con il ministro Tajani, per invitarlo a non mandare più armi a Israele. Attendeva dunque una pronta, soprattutto “veritiera”, risposta dal ministro degli Esteri, in un Governo troppo spesso poco sincero. Tajani, che è un vero signore, come si dice dalle nostre parti, si è contenuto al massimo. Si è capito che la risposta gli stava per esplodere dentro. Ma siccome è, appunto, un gran signore dallo stile impeccabile, si è contenuto. E col suo parlare vagamente strascicato (era così anche quando faceva, e bene, il giornalista) ha risposto con pacata lentezza, sia pure con fermezza, alla curiosità interessata ed essenzialmente politico-elettoralistica del presidente del Movimento Cinque Stelle.
“No, armi non ne inviamo più a Israele e da tempo”. Non ha specificato esattamente il mese e l’anno, ma si è chiaramente capito che fino a quel giorno le armi erano partite, appunto, per Gerusalemme. Ma inviate da chi? Passava da quelle parti il ministro della Difesa (e quindi delle armi) Guido Crosetto, che è sì grande e grosso, ma dalla pronta risposta: “Proprio Conte, allora presidente del Consiglio, fu colui che diede l’ok all’invio di armi a Israele in guerra”. Touché. Ripiegamento sul suo seggio dell’interpellante, non certo soddisfatto ma non domo. E comunque non ammettendo, tipico delle usanze pentastellate, il sempre attuale de te fabula narratur, come spiegava con malizia l’inesauribile Cicerone. Fine, dunque, della cosiddetta sceneggiata dello scontro Tajani-Conte. Per quest’ultimo rubiamo dall’inesauribile bagaglio andreottiano (noi che andreottiani non siamo mai stati) il suo indimenticabile: “Giammai ti pentirai d’aver taciuto, sempre d’aver parlato”. Abbiamo forti dubbi sull’ascolto di Conte circa questo saggio ammonimento. Deve essere perché il potere logora chi non ce l’ha… più.
di Paolo Pillitteri