lunedì 2 ottobre 2023
La questione dell’immigrazione rappresenta un problema colossale e assai complesso e, proprio per questo, non vi sono soluzioni facili e a buon mercato. Tuttavia, la decisione della giudice catanese, Iolanda Apostolico, di rilasciare 4 tunisini destinati al centro di accoglienza di Pozzallo rende ancor più critica la situazione, allargando ulteriormente le maglie per un’invasione pacifica di proporzioni bibliche del cosiddetto ventre molle d’Europa. In particolare, colpisce che uno di codesti 4 signori di oltremare, Mekry Aymen, era già stato espulso dall’Italia in quanto pregiudicato per furto. Tuttavia, questo inquietante elemento non è bastato per modificare la deliberazione del magistrato. Lo stesso Aymen, come riportato nel provvedimento di rilascio, “ha affermato di essersi allontanato dal Paese di origine per questioni essenzialmente economiche e per minacce che aveva ricevuto da alcuni suoi creditori”.
Altrettanto surreali le motivazioni riferite dagli altri suoi connazionali. Uno di questi ha spiegato che è fuggito “perché perseguitato per caratteristiche fisiche che i cercatori d’oro del suo Paese, secondo credenze locali, ritengono favorevoli nello svolgimento della loro attività (particolari linee della mano). Inoltre, cosa piuttosto sospetta, sostiene “essere privo dei documenti perché, nella fuga, non aveva potuti prelevarli dall’abitazione”. Un’altra di queste potenziali “risorse” umane ha riferito al giudice di aver abbandonato la Tunisia “per dissidi con i familiari della sua ragazza, i quali volevano ucciderlo ritenendolo responsabile del decesso di quest’ultima, annegata in un precedente tentativo di raggiungere le coste italiane”. L’ultimo di questi fenomeni ha dichiarato di essere riparato in Italia poiché da lui le cure mediche si pagano, contrariamente al nostro servizio sanitario nazionale. Tuttavia, sembra che abbia lasciato moglie e figli a languire in Tunisia.
Insomma, lascio ai lettori le conclusioni di una vicenda a dir poco sconcertante. Da semplice cittadino, resta comunque la sgradevole impressione di un’evidente dicotomia tra come il nostro Stato tratta gli italiani, dai quali per qualunque tipo di richiesta o istanza si pretendono montagne di certificati e autenticazioni varie, e come, secondo il provvedimento del giudice catanese, ci si vorrebbe relazionare coi non troppo desiderati ospiti che giungono coi barconi, ovvero prendendo per oro colato qualunque loro dichiarazione, anche la più inverosimile. Un atteggiamento francamente inaccettabile.
di Claudio Romiti