sabato 23 settembre 2023
Di primo acchito la scelta di mangiare una pizza newyorkese con la figlia all’ombra dei grattacieli, ma dal migliore pizzaiolo in terra, ci sembrò uno strappo per così dire nazional-popolare (come lo è lei, del resto). Una donna che manda a quel paese Joe Biden e il suo ricevimento d’addio (dopo i molti incontri) ci è parsa sfrontatamente simpatica, all’altezza del personaggio che, orgogliosamente, non s’accomoda nei teatrini politici inutili. Quindi meglio una pizza.
Pensavamo: lei non accetta autorità sopra di sé, non ha timori reverenziali verso chicchessia. Cioè, detto brutalmente, non deve fare inchini neanche al presidente Biden, sia pure davanti a una tavola imbandita. E fin qui ci siamo. Anche se, sempre di primo acchito, ma per una seconda idea soccorsaci. La pubblicità “nazional-popolare” in nome della famosa e mondiale pizza napoletana ci era sembrata, tuttavia, un tantinello sopra le righe, sì da apparire un vero e proprio schiaffo all’inquilino della Casa Bianca… “meglio una pizza che Biden”.
Ma la svolta nelle considerazioni di cui sopra è sopraggiunta proprio in virtù dell’ultimo intervento di Giorgia Meloni. Una ricostruzione, sul Corriere della Sera, che spiegava il perché e il per come della famigerata pizza. Una versione respinta ovviamente dalla presidente del Consiglio, chiarendo seccamente che la ragione vera dell’assenza al ricevimento presidenziale consisteva in ben sette incontri bilaterali che, ha aggiunto, “non potevo assolutamente far saltare”. Siccome quella di andarsene con la figlia a gustare una buona pizza al posto del pranzo voluto da Biden non era una invenzione di qualche spudorato mass-media ma direttamente proveniente dall’entourage meloniano, ciò che fa sorgere qualche osservazione di merito è, ça va sans dire, non tanto la prima versione quanto la seconda, con tanto di impegni internazionali (non si capisce bene se sopraggiunti o previsti in agenda).
Ma non vogliamo fare alcun processo alle intenzioni, tanto più che, anche all’Onu, Giorgia Meloni ha offerto una immagine a tutto tondo delle sue capacità e potenzialità, offrendo un pregevole biglietto da visita di una sorta di nuova Italia a conduzione sua propria.
Però proprio per questo, proprio per le qualità di governo, le capacità di gestione delle questioni più complesse (migranti), la non subalternità in politica estera, le convinzioni (finalmente!) europee e altro ancora, che non deve sprecare le lodi per la “sua” nuova Italia con scivolate fuori dalla pista. Ovvero: pèso el tacón del buso, come direbbe il presidente veneto Luca Zaia.
di Paolo Pillitteri