martedì 19 settembre 2023
Io lo so, e come me lo sanno bene in tanti che si occupano d’arte, in Italia, che di sicuro esistono ancora capolavori di grandi maestri del passato – dunque eterni – ancora da scoprire, nascosti e conservati in case e collezioni private.
Sappiamo anche che chi li possiede – mi capita spesso di incontrare anche questo comprensibile desiderio umano – voglia assolutamente credere di essere il fortunato proprietario dell’opera immortale di un indiscusso maestro della pittura quale potrebbero essere Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio o l’ormai eccessivamente presente Michelangelo Merisi da Caravaggio. Ma nessuno che si accontenti di un Lorenzo Lotto o di un Cosmè Tura. Così, regolarmente, ogni tanto spunta un “inedito” di qualcuno dei grandi, e questa volta è il turno di Raffaello, buon’anima.
Sanno bene i migliori critici e i migliori restauratori, quanti ogni giorno li interpellino, dicendo di avere un “Caravaggio” o un “Raffaello”, non accontentandosi invece magari di possedere qualcosa di non altrettanto firmato, ma che potrebbe comunque essere ugualmente bello e interessante. Il perché è presto detto, a parte la cerca di fama da parte del proprietario dell’opera, è il “valore” a dominare ogni cosa. Se si ha un “Caparra” il valore del dipinto suo sarà inferiore a quello di un “Caravaggio” o a quello di un “Guido Reni”.
Benissimo, è di queste ore la notizia rilanciata da tutti i media del ritrovamento di una tavola raffigurante Maria Maddalena – con il volto dolcissimo di Chiara Fancelli, moglie del Perugino – attribuito a Raffaello da alcuni validi e accreditati studiosi.
L’annuncio al pubblico di tale scoperta è avvenuto con una conferenza internazionale intitolata La Bellezza Ideale – La visione della perfezione di Raffaello Sanzio, che si è svolta a Pergola, graziosa cittadina in provincia di Pesaro Urbino. Evento che fa da battistrada ad un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Open Science, Art and Science che s’intitola La Maddalena di Raffaello ovvero quando l’allievo supera il Maestro.
Tale Maddalena ritrovata, appartiene a una collezione privata e risulta dipinta su una canonica tavola di pioppo datata all’anno del Signore 1504.
“È lui o non è lui?” avrebbe detto molti anni fa Ezio Greggio a Drive In, quando commentava l’indimenticabile dipinto del bevitore attribuito all’insuperato maestro dei mercatini rionali, Teomondo Scrofalo. Insomma, la “nuova” Maddalena è realmente di Raffaello come si sostiene, oppure no, come si dice d’altra sponda altrettanto stimabile?
Il dipinto pare abbia non soltanto l’avvallo d’insigni studiosi tra i quali Annalisa Di Maria, una tra i maggiori esperti internazionali su Leonardo da Vinci e sul nostro Rinascimento, finissima neoplatonica ed il professore emerito della Sorbona Jean-Charles Pomerol, ma anche rigorosi supporti scientifici. Resterebbero dunque pochi dubbi, ma si sa che nel campo della Storia dell’Arte e della attribuzioni, mai nulla – o comunque in pochi casi documentati e ineccepibili – esiste l’assoluta certezza. E allora?
Allora siamo innanzitutto di fronte all’ennesimo caso “mediatico”, il che non vuol dire che non sia anche o che non possa essere anche di Raffaello, la tavola dipinta con tanta maestra e leggiadria da farlo pensare. In effetti, immodestamente, anche a chi scrive, piacerebbe che lo fosse e forse, chissà, lo è veramente. Ma se non lo fosse e fosse del Perugino maestro dell’Urbinate, come quella omonima del 1500 custodita alla Galleria Palatina di Firenze? Cambierebbe qualcosa, se non il valore di mercato? Personalmente no, non ritengo sia questo il punto, quanto il fatto di aver comunque “riscoperto” un’opera di pregevole fattura, densa di rimandi misteriosofici ed ermetici di derivazione neoplatonica, che però a Raffaello interessavano poco e che, come tale ed in sé, vada valutata e apprezzata, in questo mondo dove, ancora una volta dobbiamo dare ragione ad Oscar Wilde quando scriveva con sottile e arguta ironia ne Il Ritratto di Dorian Gray: “Al giorno d’oggi la gente conosce il prezzo di tutto e non conosce il valore di niente”.
di Dalmazio Frau