Debito pubblico: repetita iuvant

martedì 12 settembre 2023


L’ottimo commento pubblicato su queste pagine da Riccardo Cantadori, in merito alle complesse e difficili prospettive della finanza argentina, mi offre lo spunto per ribadire ancora una volta un aspetto fondamentale che riguarda il rapporto tra investitori e singoli debiti sovrani.

In particolare, affrontando in sintesi la catastrofica gestione monetaria che ha caratterizzato gli ultimi decenni del grande Stato d’Oltreoceano, in cui circa due terzi dei suoi cittadini ha almeno un antenato italiano, Cantadori scrive: “Il Paese del Sud America ha visto il suo rating creditizio peggiorare di cinque livelli dal 2001, passando da B2 all’attuale Ca. Questo significa che i mercati hanno perso molta fiducia sulla capacità dell’Argentina di ripagare il suo debito pubblico, nonostante lo Stato sia definito dalla Banca Mondiale come ad alto reddito”.

Ebbene, in realtà nessuno Stato, neppure la virtuosa Germania, sarebbe mai in grado di ripagare il suo debito pubblico, se non in tempi quasi biblici, a meno di non requisire, con esiti altrettanto catastrofici, buona parte del risparmio privato presente nello Stato medesimo.

Ciò che invece conta nel moderno e sempre più interconnesso sistema finanziario mondiale è la sostenibilità del debito, così come alla fine dell’articolo in oggetto viene molto correttamente sottolineato. Sostenibilità che, in soldoni, rappresenta la capacità in un tempo indefinito di pagare agevolmente i relativi interessi ai vari creditori, ovvero il costo annuale complessivo dell’intero stock di titoli del debito sovrano.

A questo punto entra in campo il fattore principale che differenzia un potenziale cattivo pagatore – come purtroppo ha dimostrato di essere il Paese delle pampas nell’ultimo ventennio, visto che ha ristrutturato per ben due volte il suo debito pubblico – da un sistema affidabile: una adeguata e credibile disciplina di bilancio di lungo periodo. Tant’è vero che è proprio la storica mancanza degli argentini, di qualunque colore politico, di mantenere la spesa pubblica entro limiti accettabili che rappresenta un elemento di grande sfiducia nel variegato mondo finanziario, che per praticità definiamo “mercati”.

In definitiva, il principio della sostenibilità, in un mondo nel quale l’indebitamento complessivo, pubblico e privato, ha raggiunto livelli mai toccati in passato, tratteggia un fattore di tale importanza collettiva che, a mio modesto parere, andrebbe insegnato nelle scuole.


di Claudio Romiti