venerdì 21 luglio 2023
In estrema sintesi, giovedì scorso, da liberale convinto, sono rimasto letteralmente basito nell’ascoltare l’impressionante sequela di scemenze economiche sparate a raffica su Rete 4 dai tre ospiti in collegamento. La cosa è avvenuta durante Diario del giorno sul tema molto caldo dell’aumento dei prezzi, soprattutto quelli dei generi alimentari. Senza alcuna differenziazione sostanziale sul piano della demenziale visione espressa, i giornalisti Alessandro Plateroti e Annarita Briganti, di concerto con Rosario Trefiletti, ex presidente di Federconsumatori, ci hanno spiegato con estrema chiarezza come fare per sprofondare nell’inferno del sottosviluppo. Queste, in pratica le tesi portate avanti da questi signori, basandosi sull’assunto tutto da dimostrare che il Paese sarebbe alle prese con una forte ondata speculativa, principale responsabile dei rincari: limitare l’aumento dei prezzi, anche ricorrendo a drastiche misure coercitive se necessario, e aumentare gli stipendi consentendo alle famiglie di far fronte ai medesimi rincari.
In particolare, mi ha molto colpito l’intervento di Plateroti, giornalista economico che in passato spesso si faceva apprezzare per una certa ragionevolezza, il quale si è scagliato come un toro contro i presunti speculatori dell’olio d’oliva. A suo dire, si sarebbero verificati una serie di aumenti del tutto ingiustificati, tanto da richiedere un intervento diretto delle autorità nei riguardi dei commercianti di questo e di altri settori del comparto alimentare. Eppure, facendo una banale ricerca online, è abbastanza facile comprendere il motivo per cui quest’anno il cosiddetto oro verde costa un occhio della testa: la produzione è crollata di oltre il 40 per cento, mentre i costi delle imprese sono cresciuti in maniera molto sensibile, come nel resto del sistema economico.
Ora, capisco che in questo disgraziato Paese la demagogia trova sempre molto seguito – favorita in questo da un tasso di analfabetismo funzionale che ci vede ai primi posti nel mondo – tuttavia se pensiamo che le normali dinamiche di mercato siano insufficienti a controllare l’andamento dei prezzi, al pari della contrattazione nel mondo del lavoro a garantire gli stipendi dei dipendenti. Basta dirlo con chiarezza e sostenere coerentemente l’unica alternativa al sistema vigente: una economia dirigista controllata capillarmente dallo Stato. Ovvero l’anticare di quel citato sottosviluppo che alcuni Stati europei, quelli del defunto blocco sovietico, hanno tragicamente sperimentato per molti decenni. Tertium non datur.
di Claudio Romiti