lunedì 12 giugno 2023
Con la svolta estremista che Elly Schlein sta imprimendo al Partito democratico, era quasi inevitabile che Articolo uno, il piccolo partito guidato da Roberto Speranza, non restasse con le mani in mano. Tant’è che durante la sua ultima assemblea, nella fabbrica ex Whirlpool di Napoli, a maggioranza Articolo uno ha deciso di confluire nel Pd, malgrado un certo malumore chiaramente espresso dalla minoranza interna. Tra i nomi di spicco che emulano il celebre figliol prodigo, oltre all’ex ministro del terrore virale, c’è Pier Luigi Bersani, che alcune ere politiche fa passava per esponente moderato, per poi andarsi a imbarcare in un progetto politico radicale obiettivamente senza “speranza”. A caldo, il reimbarco del politico emiliano sembra avere tutti i connotati di un idillio. Infatti Bersani, l’uomo delle metafore da osteria, ha così commentato questo ritorno: “C’è una novità, nella nuova situazione alla quale abbiamo dato un contributo. La nostra ispirazione può avere uno spazio dentro la discussione del Pd, senza più il rischio di fraintendimento o di anatemi. Ecco, se è così, e io penso che sia così, in libertà e da semplice iscritto ci sarò anche io”. Ed a questo “semplice iscritto” ha così risposto la padrona di casa: “È difficile parlare, dopo l’emozione di ascoltare quello che è stato il mio segretario oggi da sua segretaria, in qualche modo. Se io sono qui è per il suo e il vostro impegno di questi anni”.
Dopodiché l’ex segretario del Pd ha ringraziato a suo modo, rinfocolando quella tendenza a demonizzare la destra di governo che, a mio modesto parere, rappresenta un binario morto sul piano delle prospettive politiche. Dice infatti Bersani, ammettendo il fallimento di Articolo uno: “In questa nostra avventura, non ci hanno dato ragione in molti, ma non avevamo tutti i torti. La nostra destra-destra non va confusa con destre recenti anche un po’ improvvisate, che sbrigativamente possiamo definire populiste. La nostra destra ha una storia lunga alle spalle, ha un’organizzazione di partito novecentesca, centralizzata e ramificata, un’ideologia nativa alle spalle, conservatrice o regressiva nei diritti civili, revisionista in sede storica e culturale, iperatlantica ed eurocritica, corporativa e gerarchica”. Una presa di posizione completamente sganciata dalla realtà, in cui aleggia l’implicita ed eterna illusione al fascismo, che puntella ulteriormente il Pd, nato con ben altri obiettivi, su una contrapposizione del tutto suggestiva, destra retrograda versus sinistra antifascista, che la maggioranza degli elettori hanno più volte mostrato di non gradire. Si tratta, in definitiva, di un’ulteriore dimostrazione della svolta sinistra-sinistra del “nuovo” Pd. Svolta radicale che aprirà nuove praterie alle forze che pescano nella stessa area elettorale, secondo una legge non scritta secondo cui in politica i vuoti di rappresentanza vengono sempre colmati da qualcun altro.
di Claudio Romiti