martedì 30 maggio 2023
Parto da questo fatto, purtroppo tristemente accaduto a Ferrara pochi giorni fa, ma che sarebbe potuto avvenire in qualsiasi altra città d’arte del nostro Paese per alcune considerazioni sull’attuale formazione culturale e scolastica italiana. Si tratta di uno sgarbo registrato all’ingresso della magnifica mostra Rinascimento a Ferrara da parte di alcuni insegnanti di una scolaresca di medie superiori. Ai loro studenti faccio un salvacondotto, perché guidati.
Premesso che chi scrive vanta numerose amicizie tra gli insegnanti, validissimi. Pertanto, non mi è possibile certo generalizzare nell’attaccare indistintamente una categoria, quella dei “docenti” di scuole superiori che, come qualsiasi altra, offre eccellenze. E, ahiloro, anche infimi livelli, ma alcune cose vanno dette e rimarcate. Inoltre, dal momento che tra tutti i vizi almeno quello nefando dell’ipocrisia mi è stato negato, sono il primo a ricordami delle “mie” gite scolastiche durante il liceo, sapendo come a quell’età – per quanto io fossi interessato all’arte – quell’esperienza è vista come una fuga dalla noiosa quotidianità scolastica da parte dei ragazzi e, forse, da parte anche di alcuni insegnanti.
Tuttavia, quanto accaduto al Palazzo dei Diamanti, a Ferrara, mi ha lasciato attonito e inorridito. Sì, disgustato anche, perché se è vero che “esistono delle regole” – e purtroppo in questo anche le gite scolastiche non fanno eccezione, giacché programmate in anticipo – è altrettanto vero che a volte, tali “regole” e “programmi” vadano disattesi da saggi e lungimiranti docenti, per ottenere una piacevole quanto imprevista esperienza. Non molte settimane fa ho accompagnato, con grande piacere personale, un’amica insegnante e parte della sua classe a una gita non programmata ai Fori Imperiali. Di sera e sotto una pioggerella insistente. La mia amica, saggiamente, ha “violato” le regole, ha infranto il “programma” e i suoi discepoli erano felici di quella novità imprevista. Ho fatto persino loro conoscere un grande pittore del nostro tempo, quella sera, cosa che non sarebbe di certo successa se si fossero attenuti alle “regole” del “programma stabilito”.
Quindi, plaudo a quanto fatto e detto da Vittorio Sgarbi in quest’occasione, il quale ha gettato un triste velo su una certa formazione scolastica vigente in questo Paese. Avrei voluto vedere l’entusiasmo non solo nei giovani, ma soprattutto negli insegnanti, nell’accettare quella offerta, giunta insperata e repentina, nell’andare a visitare una mostra – gratuitamente – sul Medio Evo e sul Rinascimento, senza sentire discutibili giustificazioni da parte dei docenti, che hanno invocato dapprima le “regole”, poi un “programma” che già aveva stabilito che tutti andassero a pranzo e in seguito a fare “un giro in bicicletta”… sì in bicicletta, come se in bicicletta si potesse e dovesse andare soltanto a Ferrara in quel giorno. Infine, è stata raggiunta l’apoteosi con l’affermazione “io non sono una insegnante d’Arte”.
Certo, non lo è, ma questo cosa vuol dire? Che esistono “compartimenti stagni” nel sapere? Il nostro professore di Matematica e Fisica al liceo, buonanima, conosceva a meraviglia la Letteratura francese; la nostra insegnante d’Arte, al liceo – anch’ella buonanima - sapeva di Letteratura e Filosofia, di Musica e di altro. Il nostro insegnante di Filosofia conosceva Letteratura, Storia, Arte e Latino… quindi? Eppure, erano con noi nelle visite ai musei. Quelle stesse visite durante le quali io e altri – imbecilli diciassettenni – ne combinavamo di ogni tipo e colore, tanto da venir regolarmente sospesi. Ma anche nella nostra imbecillità giovanile, qualcosa ci è rimasto di quelle esperienze.
Cosa resterà dunque in quei ragazzi da quell’occasione perduta? Cosa resterà in quegli insegnanti, tranne il formale e ossequioso rispetto delle “regole”? Il tempo non torna indietro, fugge e porta con sé l’avventura degli incontri inaspettati, il fascino dell’inatteso, la meraviglia di qualcosa – di qualcuno – di bello che, improvvisamente, si siede al nostro tavolo in una sera di primavera e ci porta gioia e felicità con il suo sorriso. Questo hanno perso quei ragazzi e quegli insegnanti, l’altro giorno, a Ferrara. Peccato. Mi dispiace per loro. Sono sicuro che avranno molte altre occasioni di migliorare, elevando così la propria vita. Ma resterà questo buio episodio quando, di certo, prima o poi diranno, che il Medio Evo ha rappresentato un’età oscura e parleranno – se mai ne parleranno – del Rinascimento confondendolo con il Risorgimento. Peccato.
di Dalmazio Frau