giovedì 25 maggio 2023
Tira veramente una brutta aria in Italia. Stiamo assistendo a una sorta di totalitarismo del pensiero strisciante che durante la pandemia dei fragili, trasformata dalla stampa compiacente nella peste del terzo millennio, sembra aver fatto le prove generali. Da questo punto di vista c’è una parola che i sostenitori di questa tendenza usano da tempo come una clava: negazionismo. Un termine intellettualmente brutale, in quanto nega in radice la possibilità di esprimere qualsiasi sfumatura, differenziazione o dubbio in merito alla narrazione prevalente.
Quindi, durante l’epoca oscura del Covid-19 veniva etichettato con l’infamante epiteto di negazionista chiunque osasse avanzare, pur ammettendo la presenza di un virus più cattivo del solito – ma non nei riguardi dei soggetti in buona salute – qualche rilievo in merito, ad esempio, alla vaccinazione di massa, considerandola eccessiva soprattutto nelle fasce giovanili della popolazione, o all’uso palesemente incostituzionale di molte restrizioni, ritenendole inutili e dannose sul piano generale.
Ebbene, oggi, dopo la catastrofica calamità naturale che ha colpito l’Emilia-Romagna, si comincia a parlare di negazionismo climatico. Quasi inutile sottolineare, così come accaduto nella caccia ai presunti untori-negazionisti del Coronavirus, che in prima linea su questa surreale trincea illiberale troviamo molti intellettuali di sinistra. Su tutti vorrei segnalare un articolo pubblicato sul Domani, fondato da Carlo De Benedetti e diretto da Emiliano Fittipaldi. Il titolo la dice lunga sul pluralismo dell’autore, il professor Gianfranco Pellegrino, che insegna Filosofia politica alla Luiss Guido Carli: “Il negazionismo climatico dovrebbe essere un reato”.
Roba veramente da non credere, al pari della dogmatica premessa, degna di un novello Torquemada, espressa da questo campione del pensiero unico: “Le analisi delle cause e dei meccanismi del negazionismo climatico sono state molte, negli ultimi anni, e come funziona questo tic cognitivo è ormai chiaro. Forse è arrivato il momento di decidere anche quale dev’essere la reazione politica alla negazione. Si dovrebbe cominciare ad ammettere che il negazionismo climatico non è differente rispetto ad altri tipi di negazionismo, per esempio quello storico. Chi nega l’Olocausto può essere difeso in nome della libertà di opinione? Forse è arrivato il momento di vedere anche il negazionismo climatico in questo modo. Il legame fra cambiamento climatico e i disastri cui stiamo assistendo è provato, con i mezzi e le certezze a disposizione della migliore scienza, così come sono provati i fatti e le responsabilità dietro l’Olocausto, con i mezzi e le certezze della migliore ricerca storica”.
Dunque, siamo nel succitato filone di pensiero, se così vogliamo definirlo, che durante la pandemia ha fatto dire a molti uomini “illustri” che a chi rifiutava il vaccino non dovesse essere più consentito l’accesso al servizio sanitario universale e che, per soprammercato, quest’ultimi sarebbero “stati chiusi in casa come sorci”, Roberto Burioni docet.
Ovviamente molti di noi liberali, che hanno come riferimento una famosa frase attribuita a Voltaire (attribuzione che molti studiosi contestano), darebbero anche la vita per consentire a chi esprime tali aberrazioni di farlo. Tuttavia, non possiamo esimerci dal giudicarle orrende sotto tutti i punti di vista.
di Claudio Romiti