martedì 23 maggio 2023
Solo sette donne al mondo hanno il privilegio di vestire di bianco quando si recano dal pontefice. E una Giorgia Meloni qualunque non può essere fra queste. Farlo notare serve, fa mucchio con tutto e il suo contrario quotidiano.
Che sia una borgatara è una delle accuse che le vengono rivolte dalla sinistra pariolina e capalbiese, che ha rotto le righe quanto a modelli democratici in senso reale e può permettersi di snobbare chi non discende dalle dinastie omologate.
Giorgia finisce per “a”, ma in tempi di fluid gender questo non è una prova sufficiente per affermare che sia una donna. È duro ammettere che la prima “non maschio” a guidare un governo non sia di sinistra. Ma il gotha dell’assurdo assicura che non è femmina, perché non può esserlo al di fuori delle elucubrazioni democratiche e antifasciste.
Per metterci una pezza hanno raccattato una bisessuale straniera che frulla parole a caso sciorinandole in stile random, nella speranza di attirare tutti quelli che non capirebbero neppure un discorso logico, ma non resistono al fascino dell’astrazione lessicale. E poi Elly Schlein è una e trina: femminile, maschile, neutro.
Ma che ne sa Giorgia di queste finezze, lei è ignorante perché non è cresciuta alle Frattocchie. Se è per questo nemmeno loro, ma ne sono gli eredi per volontà divina, hanno scienza infusa mentre lei non sarebbe nulla nemmeno con dieci lauree e venti docenze internazionali.
E poi una che permette pioggia torrenziale non dimostra alcun amor patrio, specie se si reca in Giappone per un tè con amici selezionati e principini canadesi lgbtomizzati. Ma poi torna, ed è peggio ancora: va in Romagna e intralcia i soccorsi con la sua presenza ingombrante, annuncia iniziative che un governo di destra non attuerà mai, perché la regione colpita è democratica e non può essere aiutata da una nemica del popolo.
I giganti della comunicazione sfornano un capolavoro dietro l’altro: mettono sullo stesso piano la Meloni e tante Ferragni, confrontandole sul piano dell’evanescenza pura, ferma restando Santa Michela Murgia al di sopra di tutte.
In sostanza, le regole sono ferree, ma il dominio assoluto è delle eccezioni, che si creano al bisogno. Vincere le elezioni è un particolare trascurabile, continuare il trend con le Amministrative è irrilevante. E l’italica passione che porta a tifare per qualunque straniero attacchi l’Italia è irrefrenabile: Macron e le sue ministre, il succitato Trudeau con i suoi arcobaleni, altri, per favore, si facciano avanti: Ercolina sempreinpiedi prima o poi vacillerà. O no?
È sufficiente addebitarle tutti gli errori dei precedenti governi di sinistra: oggi si ragiona per flash, basta un mezzo titolo, la gente che ne sa?
E poi il privato, la famiglia, argomenti che meritano discrezione riferiti a tutti, eccetto lei, che non ha proprio nulla da nascondere. Una donna che fa strada è un’eroina delle femministe, un esempio per milioni di oppresse. Ma la Giorgia no. No e basta.
Il fatto è che la cultura moderata non costruisce modelli di risposta a questa melma reiterata in automatico. È urgente semplificare la comunicazione, adattandola alle nuove e pur discutibilissime regole. Con stile molto diverso, certamente. Ma si crei sul lato opposto quello che l’incancrenimento della fu cultura di sinistra non è in grado di esprimere.
Si usi l’intelligenza naturale di fronte a quella artificiale dei dem, prodotta da un computer vecchio e scaduto capace di riprodurre solo fenomeni per un baraccone in cui non ci si diverte più.
di Gian Stefano Spoto