lunedì 22 maggio 2023
I capi di Stato e di Governo dei 46 Stati aderenti al Consiglio d’Europa si sono riuniti a Reykjavík per istituire un registro dei danni cagionati dall’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina. Il primo passo verso un meccanismo di compensazione internazionale.
La Federazione russa dovrebbe, cioè, risarcire le vittime in Ucraina e finanziare la ricostruzione, una volta finito il conflitto. Il cancelliere della Repubblica Federale di Germania, Olaf Scholz, ha rilevato come i russi abbiano sbagliato i loro calcoli: volevano dividere gli europei i quali sono, invece, più uniti di mai, nel sostenere l’Ucraina. Emblema di ciò è, proprio, la nuova vita data al Consiglio d’Europa. Questo, infatti, rappresenta l’organizzazione internazionale fondata il 5 maggio 1949 con il trattato di Londra. S’intese dare una prima risposta e Sir Winston Churchill, per debellare una volta per tutte i germi del nazionalismo e bellicismo europeo, in un “discorso alla gioventù accademica” all’Università degli studi di Zurigo nel 1946, formulò le conclusioni da lui tratte dalla lezione della storia: “Esiste un rimedio che… in pochi anni renderebbe tutta l’Europa... libera e… felice. Esso consiste nella ricostruzione della famiglia dei popoli europei, o in quanto più di essa riusciamo a ricostruire, e nel dotarla di una struttura che le permetta di vivere in pace, in sicurezza ed in libertà. Dobbiamo costruire una sorta di Stati Uniti d’Europa”.
Tuttavia, questa formula evocava più un organismo tendenzialmente di tipo federale, che un’organizzazione internazionale. Per questo, sei degli Stati aderenti dettero vita ad una struttura supernazionale di tipo comunitario, le Comunità europee, oggi evolute nell’Unione europea a 27 Paesi. Unione europea ben presente, come Istituzione, e questo vertice del Consiglio d’Europa con la presidente della Commissione di governo, Ursula von der Leyen, ed il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
Anche gli Stati Uniti d’America, l’Impero Nipponico ed il Canada hanno partecipato alla riunione, in qualità di Stati osservatori. A nostro avviso, è l’aspetto più interessante dell’incontro. Si parla sempre più spesso di fine di un globalismo unipolare, centrato sugli Stati Uniti d’America. La Federazione Russa, per rompere l’isolamento in cui s’è cacciata, mira ad accordi con la Cina comunista, l’Iran fondamentalista ed altri Stati. L’Organizzazione delle Nazioni Unite, malgrado la sua Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, e le successive convenzioni, poi è soggetta a presidenze di turno del suo Consiglio di Sicurezza, quale proprio l’attuale della Federazione russa, che fanno discorsi imbarazzanti, se non fossero esilaranti. Questa organizzazione universale, tuttavia, serve, perché parlare, anche dicendo sciocchezze, è sempre meglio che spararsi. Oddio, come dimostrato in Ucraina, Siria ed altrove, ci si spara comunque. Ma senza, forse, sarebbe peggio.
La cosa da sottolineare, però, in questo vertice del Consiglio d’Europa, oltre quanto proposto per condannare la Federazione Russa al risarcimento dei danni, è l’aggregazione di “osservatori” nordamericani, statunitensi, canadesi e giapponesi. Ciò potrebbe delineare il primo nucleo attorno al quale cooptare un’organizzazione degli Stati liberi e delle democrazie rappresentative, per la difesa e proposizione dei principi liberali nella Comunità internazionale.
di Riccardo Scarpa