L’incoronazione

lunedì 8 maggio 2023


In genere, i mezzi di comunicazione sociale hanno diffuso notizie e immagini, come fosse uno spettacolo popolaresco, della cerimonia d’incoronazione di Re Carlo III di Gran Bretagna e dell’Ulster, nonché degli Stati del Commonwealth of Nations, in unione regale col Regno Unito.

Invece, quel rituale va letto nella sua natura potentemente simbolica. La fama storica della Gran Bretagna, soprattutto dell’Inghilterra, è legata all’aver inventato la democrazia rappresentativa parlamentare e alla sempre più larga espansione d’essa. Processo nel corso del quale la Corona è stata conservata come simbolo. E il potere è trapassato nel Parlamento, organo d’origine medievale in cui la Camera dei Pari è stata, via via, limitata nei poteri col prevalere della Camera dei Comuni, che da rappresentanza delle comunità civiche è, a sua volta, evoluta in deputazione della gente comune.

L’Impero Britannico, con la “decolonizzazione”, si è trasformato in Commonwealth, cioè in bene comune di libere nazioni. Non ci si rende conto, però, di come questa affermazione della demo-crazia, cioè della forza-del-popolo, e il tale mutarsi delle colonie in Nazioni libere siano state rese possibili proprio dall’azione maieutica della Mon-archia, cioè del permanere di quel Principio-di-unità del sistema.

Simbolo viene dal greco σύμβολον, sýmbolonsegno”, derivato dal tema del verbo συμβάλλω, symballo, formato da σύν “insieme” e βάλλω “gettare”. Significa “mettere insieme”, in questo caso la concretezza del potere con la trascendenza della Legittimità. Tutto il rituale è composto da simboli potenti. Il Sovrano arriva su una carrozza, prima dell’incoronazione, e dopo se ne riparte con un’altra. La successione come prosieguo della vita.

Louis Claude de Saint-Martin descrisse l’inevitabile passaggio della morte come l’arrivo su una vettura a una stazione di posta per cambiare i cavalli, riposare e poi ripartire con un’altra. Prima di tutto, si ha l’unzione con l’olio della sacra ampolla. L’olio consacrato attribuisce al Sovrano la forza per adempiere alla missione regale. Poi riceve nelle mani il cosmo, nella forma del globo crucifero, e gli scettri, quello con la croce, ad indicare la sovrana giustizia, e quello sormontato dalla colomba, per i doni dello Spirito, le energie increate che si mescolano, in sinergia, con quelle della creatura umana, per operare come co-creatore.

Il motivo fondamentale del rito è nel posare sul capo del Re la Corona, un copricapo circolare, come la ciclicità del tempo, composto dalle materie più preziose, incorruttibili dal tempo, cioè segno dell’Eterno, fuori da quella dimensione: pietre, cioè cristallizzazioni della luce; oro, emblema solare; argento, metallo evocante la luna. Siede su un trono, il quale poggia su una pietra cubica, cioè i quattro elementi alchemici della materia: acqua, aria, terra e fuoco. Il Governo materiale spetta all’Esecutivo che gode della fiducia del Parlamento; ogni anno il programma è contenuto dal discorso della Corona, scritto dal Premier, cioè dal capo del Governo. Ma letto, davanti al Parlamento, dal Re, il quale imprime con ciò il sigillo trascendente della Legittimità.

Re Carlo III è un Sovrano particolarmente dotato per svolgere questo ruolo. Nella Tradizione regge la terra affidatagli: è signore dei campi, dei boschi, dei monti, degli animali e delle piante. Ha un passato d’ambientalista militante, ha puntellato l’impianto idrico della reggia, perché le acque da usare nei bagni e nelle cucine non vadano disperse, bensì scorrano nei giardini, ad innaffiare le piante. Ha sostenuto, e penso lo faccia ancora, un’associazione d’architetti chiamata Tèmenos, τέμενος, cioè spazio sacro, perché le dimore per l’essere umano, di per sé sacro, debbano essere tali. Da qui le polemiche passate contro i grattacieli, coi quali è stato alterato il profilo di Londra. Ha sostenuto anche la International Association for Archetypal Psychology, nella quale la psicologia junghiana viene riagganciata alle radici platoniche, anche attraverso l’eredità di Marsilio Ficino.

In passato, la lunga vita della madre gli ha concesso anche gli spazi per soggiorni di meditazione e preghiera in Grecia, sul monte Athos. La sua spiritualità britannica si arricchisce con un’attenzione a quanto vi è di vivo o di ripreso del druidismo. Nel momento dell’incoronazione, erano presenti i primati di tutti i credi officiati nel Regno Unito. Dopo la riforma anglicana, e la lotta tra fondamentalismi che la segnò, la spiritualità dei britanni si è orientata, via via, verso una forma latitudinaria ed inclusiva della Tradizione, di cui lo spirito di Re Carlo III è espressione.

Rex quondam, rexque futurus, prendendo a prestito un’espressione di Thomas Malory. Che con questi auspici degli auguri rialzi la fiaccola della Tradizione, in un mondo che slitta pericolosamente verso il transumanesimo.


di Riccardo Scarpa