Si può avere nera?

lunedì 8 maggio 2023


Per i pochissimi che non lo ricordassero, il titolo è la battuta che Bruce Wayne fa al suo fidato amico di colore, quando questi gli mostra l’automobile blindata Tumbler che diventerà la Batmobile in Batman di Christopher Nolan.

Ormai sta diventando noioso persino parlarne. Insomma, come si suol dire, “è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo!”. E così ci assumiamo lo sgradevole compito di tornare, ancora una volta, a ribattere sull’assurda mania del cosiddetto “blackwashing”, ovvero il termine inglese con il quale si definisce la recente attività da parte delle industrie cinematografiche di offrire al pubblico dei personaggi storici europei, o comunque non di colore, come appartenenti ad etnie afro.

È evidente anche a un distratto genetico come me che questa operazione, da tempo messa in atto nel mondo cinematografico e televisivo anglosassone, non sia soltanto una delle tante derive del politically correct e della cancel culture. Pertanto, verrebbe spontaneo chiedersi quale strategia di “colonizzazione” – meglio sarebbe dire di voluta mistificazione – stiano cercando di applicare i colossi dell’intrattenimento mediatico. È altrettanto evidente, già poco o nulla avviene per puro caso, come dietro tutta questa continua operazione esista e insista la volontà primaria, non soltanto di eradicare una cultura che – oggettivamente e storicamente – è stata appannaggio di popolazioni indoeuropee ed euroasiatiche o, come si diceva un tempo, persino nei film “di razza bianca caucasica”, ma anche di sostituirla con una sua falsificazione che induce le nuove e meno dotte generazioni a credere che alcuni personaggi storici fossero di colore.

Perché lo fanno? Perché sono gli agenti mediatici di coloro che vorrebbero realizzare l’innominabile “sostituzione etnica” e così preparano il terreno ad un suo più facile svolgimento? Oppure c’è dell’altro? Di sicuro, c’è un giro d’affari. Sappiamo benissimo come tutto il mondo cinematografico sia basato sul denaro… ma basta questo a giustificare un simile accanimento?

Chi ha la mia età, o di più, ricorderà il fenomeno che invase il cinema americano degli anni Settanta, chiamato “Blaxploitation”, ovvero quei film dove il protagonista e i personaggi principali appartenevano al mondo afroamericano, con titoli come Shaft e altri, che offrivano alle genti di colore statunitensi una possibilità d’identificazione con l’eroe equivalente a quella data dai film dove il protagonista era bianco. Ecco dunque, appunto, che il detective Shaft si affianca – non sostituendolo né contrapponendosi – all’ispettore “Dirty” Harry Callahan, oppure nei film erotici troviamo “Emmanuelle Nera” che offre il contraltare alla sua omonima di più pallido incarnato.

Il fatto è che all’epoca, dopo recenti rivoluzioni di costume, negli Usa il problema era molto sentito. E anche tramite i film si è cercata una sorta di conciliazione dopo un lungo periodo di discriminazione basata sulle etnie. Ma era fatto in maniera paritaria e non sostitutiva. Nel caso del blackwashing, invece, si vorrebbe far credere al pubblico più incolto che Cleopatra, Achille, Enea, re Artù e infine la regina Carlotta fossero di colore, come avviene in molte delle maggiori produzioni Netflix, ad esempio. Mistificazioni inaccettabili storicamente e non giustificate da alcunché, a cominciare dal biondo Achille, descrittoci minuziosamente nei suoi tratti somatici achei – ovvero celtici – per continuare con l’alessandrina, figlia della casata di Tolomeo, Cleopatra, pertanto discendente da popolazioni macedoni, sino alla Regina Carlotta, sovrana inglese che resse l’Impero britannico tra Settecento e inizio Ottocento, moglie di re Giorgio III. Perché? Perché fanno tutto ciò?

Ancora una volta si sta passando da una forma di eccesso al suo esatto opposto, ugualmente delirante. Se prima assistevamo a un evidente razzismo “bianco” laddove c’erano i “musi gialli” e gli “sporchi negri” tra i loro nemici, oppure i “pellerossa” per restare in territorio del Nuovo Mondo, oggi tutto questo sembra trasformarsi in una sorta di razzismo opposto di segno ma egualmente folle e falsificante. I personaggi storici devono essere di colore, anche a costo di esacerbare il senso del ridicolo con simili improbabili scelte, mentre si è trasmutato in “nemico” tutto ciò che invece ha l’apparenza caucasica.

Giunto a questo punto, credo d’aver fornito sufficiente materiale ai “complottisti” per poterne trarre le debite conclusioni, che non possono essere altro se non oggettive di fronte a un simile fenomeno di voluta destrutturazione e annichilimento di una verità storica, che non può né deve essere mortificata in tal maniera. Comunque, aspettatevi una ricolorazione della Venere dipinta da Sandro Botticelli. Vedrete che qualcuno lo farà presto.


di Dalmazio Frau