I conti che non tornano mai

martedì 18 aprile 2023


Rispetto a ciò che accadeva poco prima della pandemia, in cui il Governo gialloverde si accapigliava con l’Europa per qualche decimale in più in merito al deficit di bilancio, la situazione sembra piuttosto peggiorata. Infatti, secondo le previsioni dell’attuale Esecutivo, nel 2023 il Pil crescerebbe di uno striminzito un per cento, mentre il medesimo deficit di bilancio si attesterebbe sull’agghiacciante soglia del 4,5 per cento rispetto al Prodotto interno lordo.

Tutto ovviamente, per un Paese indebitato fino al collo, non promette niente di buono e ancora una volta chiama in causa la sostenibilità del nostro debito sovrano; ossia la capacità di estrarre dall’economia, senza soffocarla, la necessaria quantità di risorse onde ripagare in un tempo indefinito i relativi interessi. Ebbene, se dovesse proseguire l’andazzo nefasto del combinato disposto di una bassa crescita e un elevato disavanzo, la prospettiva di un catastrofico avvitamento della finanza pubblica diverrebbe di drammatica attualità.

A questo proposito Gianni Trovati, analista del Sole 24 Ore, ha pubblicato sull’andamento della spesa per interessi previsioni a dir poco preoccupanti. Infatti, se durante la lunga fase dei tassi bassi imposta dalle principali banche centrali del globo il finanziamento del debito pubblico italiano ci costava intorno ai 60 miliardi all’anno, già nel 2023 esso lieviterà a 74,7 miliardi. Dopodiché, esso schizzerà a 91,3 miliardi nel 2025, per poi sfondare il muro dei 100 miliardi di euro l’anno successivo.

D’altro canto, dopo la lunga ubriacatura dei soldi facili concessi dalla Banca centrale europea, culminata con la colossale inondazione finalizzata a coprire le falle delle dissennate misure sanitarie che, soprattutto in Italia, hanno letteralmente paralizzato l’economia per molto, troppo tempo, era inevitabile un repentino rialzo del costo del danaro, finalizzato essenzialmente a bloccare la peste bubbonica di una inflazione a due cifre.

Ebbene, di fronte a una simile prospettiva, chiunque si trovi a governare il Paese, in questo caso la politicamente navigata Giorgia Meloni, dovrà necessariamente adottare una disciplina di bilancio adeguata alla situazione contingente. E non perché ce lo chiede solo l’Europa, ma soprattutto per convincere chi rischia i propri quattrini a continuare a prestarceli sempre per un tempo indefinito. In questo caso, più che delle chiacchiere, il vasto mondo dei creditori non può che basarsi sugli atti concreti.


di Claudio Romiti