Lasciamo stare l’orso Yoghi

sabato 15 aprile 2023


In merito alla sfortunata vicenda del runner ucciso da un orso, non ho elementi per comprendere se la scelta di reintrodurre in Trentino questo grande plantigrado sia stata ragionevole, visto che la costante antropizzazione dei luoghi lo aveva definitivamente allontanato una trentina di anni orsono.  Sta di fatto che l’idea di abbattere la femmina – sebbene il Tar di Trento abbia decretato la sospensione del provvedimento – presunta autrice dell’aggressione mortale, mi risulta assolutamente demenziale, al netto di qualunque simpatia per i parenti stretti del famoso orso Yoghi creato dalla fervida fantasia di Hanna & Barbera. Demenziale soprattutto perché, così come in tanti aspetti della cultura italica degli ultimi decenni, si basa sull’assurdo presupposto di ridurre a zero il rischio per qualunque attività umana. Ciò, come spesso succede in questo caso, determina la classica eterogenesi dei fini, in cui i provvedimenti di ordine burocratico adottati finiscono per rivelarsi controproducenti e/o eccessivamente costosi e complicati.

Pensiamo, ad esempio, al fatto che nel mondo civile siamo uno dei pochissimi Paesi che impone un certificato medico sportivo per l’attività agonistica, da rinnovarsi ogni anno, oltre ad un tesserino obbligatorio e una copertura assicurativa. E così si arriva al paradosso di poter partecipare alle più importanti maratone del mondo, su tutte quella di New York, firmando una semplice liberatoria, con il risultato che altrove simili manifestazioni raccolgono decine di migliaia di appassionati, mentre da noi si fa fatica a superare i mille partenti. Sta di fatto che questa idea di poter correre o andare in bicicletta ovunque, con la pubblica garanzia del rischio zero, personalmente me la sono tolta dalla testa da tempo, semmai l’avessi mai avuta. Ricordo, a tale proposito, che molti anni fa ero solito salire con la mia mountain bike in cima al Monte Subasio, partendo dall’ameno paese di Spello. Un giorno mi imbattei in un nutrito branco di cani randagi, piuttosto aggressivi, e dopo essere sfuggito al pericolo percorrendo la discesa a rotta di collo, non mi sono più azzardato a ripetere la stessa escursione.

Idem con patate per i miei soliti allenamenti a piedi in solitaria. Contrariamente al povero runner trentino, preferisco svolgerli sempre all’interno di parchi cittadini attrezzati o in luoghi frequentati nei quali c’è sempre un elevato margine di sicurezza, sebbene non posso essere certo che non arrivi un meteorite a interrompere la mia fatica pedestre. D’altro canto, tornando alla condanna a morte decretata dal governatore della Regione, sull’evidente spinta emotiva creata dalla imponderabile tragedia, anche abbattendo la metà degli orsi presenti sul territorio, nulla garantisce che in futuro qualcuno dei superstiti non attacchi altri umani. Oltre al fatto che avventurandosi di corsa in zone di montagna, oltre al rischio di incontrare vipere e quant’altro, ci si può far male fino a morire cadendo in qualche crepaccio, così come accaduto a un podista della mia regione, l’Umbria, scomparso nel 2012 e i cui resti furono ritrovati in un precipizio oltre due anni dopo. Ovviamente a nessuno verrebbe in mente di spianare le montagne, onde permettere ai podisti o ai passeggiatori di percorrere in sicurezza i luoghi alpini e quelli appenninici. A tale proposito, malgrado siano trascorsi molti secoli e tanta acqua sia passata sotto i ponti dell’Arno, sono ancora attuali le celebri quattro virtù cardinali citate nel primo canto del Purgatorio dal Sommo Poeta: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. La prima di queste, in particolare, troppo spesso non viene tenuta nel debito conto nella nostra frenetica società moderna.


di Claudio Romiti