Clima e bollette di luce e gas, a qualcuno piace caldo

sabato 21 gennaio 2023


Audentes fortuna iuvat, è la locuzione latina – la si ritrova nell’Eneide di Publio Virgilio Marone – che ha ispirato il motto “la fortuna aiuta gli audaci”. E di fortuna Giorgia Meloni finora ne ha avuta. Il suo Governo è nato all’insegna delle più fosche previsioni. C’era una tempesta sociale ed economica in arrivo, pronta a travolgere la navicella governativa ancor prima che prendesse il mare. La profezia di sventura era condivisa da tutti gli analisti, nessuno escluso. Noi per primi, la scorsa estate, abbiamo giustificato la caduta del Governo Draghi con la volontà del suo protagonista, Mario Draghi appunto, di cavarsi fuori dai guai prima che il peggio cogliesse la nazione con lui al timone. Il senso di sollievo mostrato dal premier uscente durante la cerimonia del passaggio delle consegne alla subentrante Giorgia Meloni, lo scorso ottobre, in qualche misura ha rafforzato i nostri sospetti.

La maggioranza di centrodestra si è schierata a testuggine per varare, in tempi record, una legge di Bilancio da stato di guerra. L’unico obiettivo perseguito si è focalizzato sulla messa in sicurezza delle famiglie e delle imprese dal previsto impazzimento invernale del costo della materia prima energetica. Nulla di irrazionale, ma una stringente logica di mercato. Il ragionamento dei politici, corroborato dal parere degli esperti nel settore della produzione di energia, è stato: se le quotazioni del gas e dell’energia elettrica sono schizzate in un periodo dell’anno in cui la domanda di consumo energetico è in calo, è ipotizzabile che con l’arrivo dei primi freddi le quotazioni del gas al Ttf di Amsterdam, il mercato virtuale per lo scambio del gas naturale, andranno alle stelle. E viste le condizioni di ristrettezza finanziaria in cui versa l’Italia a causa del suo enorme debito pubblico, pronosticare il naufragio dell’azione di Governo, inerme sotto i colpi dell’inflazione galoppante, è stato inevitabile. Tutto ciò sarebbe avvenuto rispettando le leggi della probabilità.

Tuttavia, c’è chi pensa che si debba fare i conti anche con il Fato. In genere, i moderni tendono a non mostrare rispetto per l’agire del Destino. Per i razionalisti, non esistono variabili indipendenti nel comportamento dell’individuo, connesse alla volontà di qualche divinità remota. Credervi significherebbe cedere alla superstizione. La reale condizione dell’individuo resta saldamente ancorata al fondamento valoriale, costitutivo del pensiero liberale, del “faber est suae quisque fortunae”. Eppure, il Fato esiste. E gioca le sue carte. Si poteva immaginare che questo del 2022-2023 fosse l’inverno più mite degli ultimi due secoli? Che sulle montagne non ci fosse un fiocco di neve? Che a Capodanno in metà del Paese si stesse in costume da bagno a prendere il sole al mare? Che i cappotti e le sciarpe non avessero fatto capolino nel cambio di abbigliamento? Eppure, è successo. E ancora sta accadendo. Sarà colpa dei cambiamenti climatici, del buco nell’ozono, dei gas serra, dello spostamento dell’asse terrestre o di chissà quale accidente della natura, ma Dio dell’inquinamento ti rendiamo grazie.

Il salto nel consumo energetico che avrebbe dovuto seppellirci tutti non c’è stato. Renato Panichi, senior director e country coordinator italian corporate ratings di S&P Global Ratings, nel corso della presentazione dell’Economic Outlook 2023 ha reso noto che: “Il consumo di gas tra gennaio e novembre del 2022 è stato dell’8 per cento al di sotto rispetto allo stesso periodo del 2021. E in novembre addirittura inferiore del 21 per cento”. Ciò ha costituito il primo fattore – non l’unico – di abbattimento delle quotazioni del gas.

L’altro giorno il prezzo del gas al Ttf (Title transfer facility) di Amsterdam ha chiuso a 59,8 euro al megawattora, con picchi di caduta nel corso delle contrattazioni sotto i 55 euro al megawattora. Secondo le stime di Nomisma Energia, il prezzo del gas per metro cubo si attesta, al primo gennaio 2023, a 107,1 centesimi di euro, rispetto ai 151 centesimi del primo dicembre 2022. Se tale tendenza al ribasso verrà confermata nelle prossime settimane, il costo annuale per una famiglia, che consuma 1.400 metri cubi di gas, scenderà di 614,30 euro. Il che vuol dire: ritorno alla normalità.

Discorso analogo per il costo del petrolio. Si temeva che la guerra russo-ucraina dovesse far precipitare l’Europa in una crisi senza fine. Invece, mantenuto sostanzialmente l’equilibrio tra domanda e offerta, la quotazione del petrolio oggi viaggia mediamente, tra Wti e Brent, intorno agli 81 dollari al barile il primo e agli 86 dollari al barile il secondo. Nelle condizioni date, se i livelli di domanda energetica dovessero restare contenuti ai livelli pre-crisi fino alla prossima primavera, dove saranno destinati fisiologicamente a calare per effetto dell’arrivo delle stagioni calde, l’apparato produttivo italiano potrà rimettersi rapidamente in moto in vista di una ripresa economica che, nel frattempo, avrà ammortizzato l’impatto della crisi pandemica a cui è seguito il rimbalzo della domanda globale, nonché l’handicap della guerra russo-ucraina e quello della scellerata politica green dell’Unione europea, che sta all’origine della salita incontrollata dei prezzi della materia prima energetica da fonti fossili non rinnovabili.

Dunque, vento in poppa per il Governo Meloni. Ma la dea bendata da sola non basta. È necessario che il destinatario della sua generosità le dia una mano. Tradotto: non è tempo di indugi per la politica. Ora è il momento giusto per apportare alla macchina dello Stato quei correttivi funzionali alla liberazione di tutte le energie disponibili per far ripartire il Paese. Una delle priorità del centrodestra sarebbe stata, una volta al Governo, la riduzione sostanziale del potere d’interdizione esercitato dalla burocrazia. Cosa si aspetta a mettervi mano? La modifica del Codice degli appalti è un primo passo. C’è un’inflazione, generatasi sul lato dell’offerta, da sconfiggere. E c’è un Piano nazionale di ripresa e resilienza da cantierare. Bruxelles ha già erogato le prime tranche del maxifinanziamento, ora è necessario che le opere programmate partano. Ma non può essere il Pnrr il tubo dell’ossigeno a cui restare attaccati per tenerci in vita. Il ritorno della domanda, sostenuto dalla tenuta del potere d’acquisto dei salari, serve anche a restituirci la libertà economica. La ripresa dei consumi spinge il ciclo produttivo con un effetto positivo sul tasso d’occupazione e sulla fiscalità generale. Ne consegue che più risorse disponibili per la mano pubblica offrono maggiori margini al Governo per mettere in esecuzione il proprio programma riformatore.

Nella legge di Bilancio, di recente licenziata dal Parlamento, di politiche di centrodestra si è avuto solo qualche assaggio. Non si poteva fare altrimenti. La necessità di fronteggiare la tempesta in arrivo impediva ogni deviazione dalla linea del rigore nel tenere il deficit sotto controllo. Purtroppo, non è detto che alla fine il freddo intenso non cali sulle nostre lande. E a quel punto saremmo nuovamente alle prese con i costi insostenibili delle materie prime energetiche, che trascinano verso l’alto i prezzi di tutte le altre materie prime. Ma, in barba ai razionalisti, siamo superstiziosi e facciamo gli scongiuri, perché le temperature rimangano tali da non farci rimpiangere i tempi dei caloriferi mandati a palla.

Si obietterà: se continua così con il clima, tra qualche centinaio d’anni il mondo andrà a ramengo. Vi sembreremo cinici e insensibili, ma lasciatecelo dire dal profondo del cuore: chi se ne frega! Ci penseranno i posteri a trovare soluzioni che rendano conciliabile la vita umana con l’ambiente esterno. Nei guai ci siamo noi, qui e adesso. Perciò, se dovessimo pregare perché le temperature non crollino troppo, noi pregheremmo. Perché sarà pur meraviglioso un mondo risanato da ogni fonte di inquinamento, ma cosa ce ne facciamo di un posto tanto bello se nel frattempo siamo crepati di stenti e di freddo, per non essere stati in grado di pagare le stratosferiche bollette di luce e gas?


di Cristofaro Sola