L’involuzione identitaria della sinistra

lunedì 9 gennaio 2023


La ricerca di una nuova identità sta facendo regredire la sinistra ai propri miti degli anni Cinquanta. Al togliattismo, per intenderci. È una vera e propria involuzione a cui fa da contro canto l’evoluzione sempre identitaria, ma in senso più pragmatico, di quella parte di destra, Fratelli d’Italia, ritenuta, a torto o a ragione, assai più a rischio di altre formazioni politiche di derive identitarie populiste. È come una nemesi, insomma: chi ha perso le elezioni e ancora annaspa nel tentare di mettere insieme i cocci di una maniera di fare opposizione credibile e non stucchevole nel proprio sempre meno convinto antifascismo di repertorio sta regredendo; mentre chi le ultime elezioni le ha vinte, e quindi teoricamente più a rischio di incartarsi nel proprio super ego, sta invece gradualmente evolvendo verso una maniera più pratica di governare.

E questo è saltato agli occhi nel basso profilo propagandistico che ha accompagnato la più che tempestiva approvazione di una Manovra finanziaria che, nelle condizioni date e con il tempo a disposizione, rischiava di diventare una missione impossibile se non un inciampo fatale per il primo governo di destra in Italia dai tempi della Buonanima. Insomma, la storia gioca a dadi con i partiti di sinistra. O a scacchi come la morte nel film di Ingmar Bergman. E il paradosso è che il Pd ancorato a nostalgie identitarie di un passato che non torna, regredisce proprio verso quel passato e contemporaneamente accusa di fascismo un partito che non ha alcuna nostalgia politica del proprio immaginario esistenziale legato al Ventennio. Nel primo caso “il passato non passa”, nel secondo è passato da un pezzo. Anche senza l’acqua minerale di Fiuggi.


di Dimitri Buffa