Europeismo o fideismo?

sabato 17 dicembre 2022


Nessuno può dare al centrodestra una lezione sul suo tasso di Europeismo né tantomeno di Atlantismo! Semmai, è sempre stata la sinistra capitanata dal Pci (Partito Comunista italiano), che votò contro la ratifica del Trattato di Roma ed era ferocemente contrario al Patto Atlantico. Il Pci avrebbe preferito aderire al Patto di Varsavia di sovietica memoria.

Oggi gli eredi del Partito Comunista, che hanno semplicemente cambiato il nome in Pds, Ds e Pd, si ergono a custodi di un europeismo che, storicamente, non gli appartiene. L’Italia è tra i Paesi fondatori della Comunità economica europea insieme alla Germania, la Francia, l’Olanda, il Belgio e il Lussemburgo. Il 25 marzo del 1957 (Trattato di Roma) vennero firmati due documenti: il trattato che istituì la Cee (Comunità economica europea) e la Ceea o Euratom, Comunità europea dell’energia atomica. I lavori preparatori della storica firma furono preparati a Messina dall’allora ministro degli Esteri, il liberale Gaetano Martino, padre del professor Antonio Martino. I partiti che ratificarono il trattato furono la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista italiano, Partito Socialista Democratico italiano, il Partito Repubblicano e i Liberali.

I neofiti dell’europeismo supino all’oligarchia europea sono gli stessi che, per bieche ragioni elettorali, cercano di screditare l’Italia in Europa, in quanto governata da un Esecutivo politico di centrodestra. Più che europeisti sono “antitaliani”. Il presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, nella sua informativa alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica in vista della riunione del Consiglio europeo, ha affermato che ci vuole “più Italia in Europa”. Il Belpaese ha tutti i titoli e le credenziali per far valere nel consesso europeo il ruolo della nostra Nazione. Siamo disponibili, quindi, a discutere nel Vecchio Continente su una posizione di parità e non di subalternità nei confronti di quegli Stati che si sono arrogati il diritto di dare pagelle a un Paese che rappresenta, va ricordato, la seconda manifattura d’Europa e la terza economia.

Tutelare l’interesse della Nazione è l’imperativo che si è dato il nuovo Esecutivo a guida Giorgia Meloni. L’Italia repubblicana è stata da sempre europeista. L’attuale Governo conservatore continua la tradizione storica, ma con spirito critico e costruttivo. Il fideismo lo lasciamo ai cosiddetti europeisti, che hanno reso l’Italia una comparsa – e non una protagonista – nel Continente.


di Antonio Giuseppe Di Natale