La ricetta della Cgil: più spesa e meno tasse

venerdì 9 dicembre 2022


Malgrado le crescenti difficoltà che sta incontrando il nostro Paese a far quadrare i conti a tutti i livelli, la Cgil e la Uil hanno indetto una serie di scioperi regionali, i quali culmineranno in una manifestazione che si terrà a Roma venerdì 16 dicembre, in piazza Madonna di Loreto. Sul solco di un passato che non sembra passare mai, quando il sindacato oggi diretto da Maurizio Landini si batteva per far considerare il salario una variabile indipendente da tutto, le richieste che stanno alla base di tale iniziativa appaiono a dir poco surreali, sempre in considerazione del grave momento che attraversa l’Italia.

Richieste che, pubblicate sulla pagina web della Cgil, possiamo così sintetizzare:

1) Aumento dei salari attraverso una detassazione del 5 per cento degli incrementi salariali a seguito dei nuovi contratti aziendali fino a 35mila euro, oltre a un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni all’inflazione;

2) Conferire tutele a tutte le forme di lavoro, imponendo un salario minimo e diritti universali;

3) Eliminare ogni forma di lavoro precario;

4) Una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività, ostacolando di fatto l’allargamento della Flat tax a una più ampia platea di contribuenti;

5) Rivalutazione delle pensioni;

6) Tassazione degli extraprofitti, pallottola d’argento che ognuno utilizza a piacimento;

7) Cancellazione della Legge Fornero, l’unica riformicchia che ha prodotto qualche risparmio a regime, consentendo l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, oltre alla creazione di una pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e povere.

Insomma, il solito fritto misto di pura demagogia priva di solide coperture finanziarie, che neppure nel Paese di Bengodi risulterebbe praticabile. Tutto questo nell’ambito di un sistema indebitato fino al collo, caratterizzato da una spesa pubblica, lo ripetiamo fino alla nausea, che supera ampiamente il 50 per cento del Prodotto interno lordo, e di cui quasi una metà viene assorbita dal nostro costosissimo welfare, ovvero pensioni, sussidi e sanità. Ed è sostanzialmente per alimentare questi immensi carrozzoni (quello pensionistico impiega circa il 18 per cento del Pil contro una media europea che si attesta intorno al 12 per cento) che risulta impossibile, al netto di auspicabili aumenti della produttività pro capite, agire sul tanto bistrattato cuneo fiscale, alleggerendo gli stipendi dei lavoratori.

Insomma, la solita botte piena con moglie ubriaca in salsa sindacale che risulta lontana anni luce da quel sano bagno di realtà di cui avremmo tutti bisogno, lavoratori compresi.


di Claudio Romiti