Elly: la sardina rossa

martedì 6 dicembre 2022


Ci risiamo, radio onda rossa infuocata lancia il guanto di sfida a singolar tenzone: prendersi il Nazareno, baracca e burattini compresi. La pasionaria dal volto caricaturale che sfida Stefano Bonaccini si chiama Elly Schlein. Nelle intenzioni della giovine tipa altoborghese (ha mai lavorato? Quale è il suo curriculum vitae stampato in formato europeo? Esiste? Si trova su LinkedIn?) il Partito democratico dovrebbe ritornare ad essere il partito del lavoro. Prima però vuole conquistare la segreteria dem che per un annetto buono è stata presieduta fra una pennichella e un sonno letargico da Enrico Letta.

Dalle valli svizzere la Schlein, nata a Lugano ma evidentemente marziana, ritiene che in Italia (un Paese dove tutto ciò che è pubblico non funziona, dalla scuola alla giustizia alle pensioni, e dove lo Stato assorbe oltre il 50 per cento del Prodotto interno lordo) il problema sia il liberismo. E non si può nemmeno definirla radical chic, ma chic de che?

Se vogliamo buttarla in caciara ma neanche tanto Elly Schlein è la naturale segretaria per il Pd: portafoglio gonfio, ebrea ma pro Palestina; doppio passaporto (italiano e svizzero); una vita tra yacht e università americane, rappresentante lei e famiglia dell’establishment radical-iper chic. Proletaria per moda. Tutta chiacchiere, distintivo, salotti e qualche dibattito da collettivo universitario.

Se voleva smarcarsi dal passatismo il Pd, alla disperata ricerca di consensi, ha scelto la persona che meglio può rappresentare il partito in questo momento: una spremuta d’inesperienza politica farcita di politicamente corretto. Una sardina in salsa barbecue, diremmo fucsia, quella del pensiero unico, dell’integralismo green e dell’agenda Lgbt. Chi rappresenta le élite come può parlare al popolo, al ceto medio?


di Stefano Cece