lunedì 14 novembre 2022
Probabilmente i responsabili della Rai, che hanno cacciato Enrico Montesano da un programma televisivo per aver indossato una maglietta recante un simbolo della Decima Flottiglia Mas, non hanno mai sentito parlare di Luigi Durand de la Penne, di Teseo Tesei e delle altre 34 medaglie d’oro al valor militare appartenenti a quella speciale Unità della Marina militare, molte delle quali “alla memoria”, per aver sacrificato la vita per il nostro Paese.
Il primo di essi, il 19 dicembre 1941, nelle acque del Mediterraneo fu l’autore di uno degli episodi più nobili che si possano verificare durante un conflitto. Rischiò di perire per salvare centinaia di vite umane, anche se appartenenti a una forza navale nemica. Il suo nome, Luigi Durand de la Penne, divenne leggendario in Inghilterra – purtroppo meno in Italia – e il suo gesto è ancora oggi citato in tutti i testi di diritto umanitario. La Decima Flottiglia Mas, cui apparteneva, era stata costituita dalla regia Marina italiana nella Seconda guerra mondiale per portare a termine attacchi alle navi nemiche con l’uso di piccoli battelli subacquei chiamati, appunto, Mas. Mas stava per Motoscafo armato silurante, ma si dice anche che avesse preso il nome dal motto utilizzato da Gabriele D’Annunzio (memento audere semper, ricordati di osare sempre) durante l’assalto con i mezzi subacquei a Buccari. Era un siluro modificato dove prendevano posto due sommozzatori che, nella fase finale dell’azione, dovevano essere in grado di nuotare sino all’obiettivo. Per tali incursioni, una novità assoluta nell’ambito della guerra navale del periodo, servivano equipaggiamenti speciali e uomini speciali, fortemente motivati, la cui azione era diretta contro il potenziale bellico e non contro gli uomini.
La missione che vide protagonista Durand de la Penne era partita dal porto della Spezia, base operativa della flottiglia. Il sommergibile Scirè – su cui erano imbarcati operatori e barchini – la sera del 18 dicembre raggiunse le acque egiziane, al largo del porto di Alessandria, dove erano giunte le corazzate britanniche Valiant e Queen Elizabeth, nonché la petroliera Sagona. Durand de la Penne aveva come obiettivo il Valiant, ma una volta piazzato l’esplosivo sul fondo della carena della nave fu individuato dagli inglesi e catturato. Rinchiuso in una stiva sotto la linea di galleggiamento, adiacente al deposito delle munizioni, l’ufficiale chiese di parlare con il comandante della nave, il Capitano di Vascello Charles Morgan. Voleva riferire che aveva piazzato degli ordigni esplosivi e che di lì a poco la corazzata sarebbe esplosa. L’equipaggio doveva, pertanto, essere messo in salvo. Così avvenne, ma l’interrogatorio finalizzato a conoscere il posizionamento delle cariche non ebbe esito neppure quando Durand de la Penne fu nuovamente rinchiuso in cella, destinato a saltare con tutta la nave. Solo per una fortuita coincidenza, l’onda d’urto seguita all’esplosione causò l’abbattimento del portellone metallico che sigillava la stiva e consentì a de la Penne di mettersi in salvo. Catturato ancora una volta, fu tradotto in un campo di prigionia in India e, successivamente all’armistizio dell’8 settembre, rimpatriato. In seguito, gli inglesi dichiararono di aver subito dalla Marina italiana la più grande “batosta che un singolo uomo abbia mai potuto infliggere ad una flotta” e il comandante Morgan, nel frattempo divenuto Ammiraglio, al termine della guerra chiese e ottenne di appuntare al coraggioso ex nemico la medaglia d’oro al valore militare che la Marina gli aveva conferito.
Sul pluridecorato Teseo Tesei ci sarebbe poco da aggiungere, oltre al fatto che si fece esplodere deliberatamente insieme al proprio mezzo pur di non compromettere la missione di attacco al porto di Malta. Sono a lui intestati reparti militari, aeroporti, istituti scolastici, circoli. Speriamo che nessuno si accorga che si tratta della stessa persona che ha inventato i Mas e che della flottiglia è stato uno dei fondatori, sennò sarà necessario procedere a numerose ridenominazioni! Da questi uomini era composta la X Mas, unità decorata con la medaglia d’oro appuntata alla bandiera della Marina militare, innanzi alla quale anche il Presidente della Repubblica china il capo. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, la X Mas – al pari di tanti altri reparti di alpini, bersaglieri, e marinai – si divise. Una parte si unì alla Repubblica sociale, continuando a combattere al fianco dei tedeschi, un’altra parte proseguì le attività belliche insieme agli Alleati.
Duole che si possano semplificare episodi così importanti della storia del nostro Paese, ma soprattutto che possano essere vanificate gesta eroiche e umanitarie compiute dai più valorosi reparti della Seconda guerra mondiale. Almeno ai piani più alti della nostra principale emittente si dovrebbero maggiormente approfondire i fatti, e non fermarsi ai simboli solo per soddisfare impulsi che mal si conciliano con la verità storica. Soprattutto a coloro che hanno dato la vita per il Paese chiediamo perdono per non aver saputo tramandare, in modo corretto, comportamenti che tuttora dovrebbero costituire un esempio, almeno per tutti i rappresentanti delle istituzioni.
di Ferdinando Fedi