Migranti, una mossa che spiazzerebbe tutti

lunedì 7 novembre 2022


La linea adottata dal Governo in risposta alle richieste di far sbarcare i migranti a bordo di una nave tedesca e di altre due norvegesi è senza dubbio conforme al diritto internazionale.

In acque internazionali le navi commerciali sono territorio dello Stato di bandiera che è responsabile per primo dell’accoglimento delle istanze di protezione internazionale ma essendo tali migranti anche naufraghi, le Autorità italiane dovrebbero farli sbarcare nel porto sicuro e subito dopo imbarcarli in un aereo alla volta di Berlino e Oslo.

Si evidenzierebbero così gli obblighi ben chiari secondo gli accordi di Dublino, sottoscritti per disciplinare la materia relativa al sistema dell’accoglienza e delle richieste d’asilo all’interno dell’Unione europea, cui, oltre ai Paesi comunitari, hanno aderito anche Norvegia, Svizzera e Islanda. Uno dei principi cardine sottolineati dai trattati è, infatti, quello secondo cui è lo Stato di primo approdo del migrante che deve far fronte all’istruttoria delle domande d’asilo.

Bene sarebbe che gli indignati di oggi sulla banchina del porto di Catania portassero gli stessi striscioni ogni giorno nei campi di concentramento sparsi in troppe aree agricole italiane ove spesso finiscono gli immigrati irregolari per la raccolta dei frutti stagionali. Facile e un po vile esibirsi in passerelle bulimici di audience sotto i riflettori e poi non occuparsi del “giorno dopo”.

Le baraccopoli diffuse sono il vero scandalo del nostro Paese e di fronte ad una giusta linea intransigente sul rispetto degli accordi di Dublino e della legge italiana il nuovo Governo dovrebbe mettere mano alla dignità di coloro che in Italia già stanno.

Potrebbe inoltre fare una mossa che spiazzerebbe tutti: mentre nel lavoro privato regolare opera pienamente la parità di trattamento tra cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari, con riguardo agli impieghi pubblici o parapubblici siamo ancora indietro e trovano spazio altre valutazioni che portano ad escludere coloro non in possesso della cittadinanza italiana.

Sulla questione è intervenuta la legge europea del 2013 che ha chiarito come possano essere ammessi al pubblico impiego gli extracomunitari con permesso di soggiorno a lungo periodo, i rifugiati politici o i titolari di protezione sussidiaria. Il diritto italiano si è in parte adeguato ma deve intervenire spesso il giudice del lavoro per rimuovere ostacoli ancora diffusi.

A differenza di Parigi, Londra o Copenaghen ove alla guida di mezzi pubblici, presso le biglietterie pubbliche e tra gli agenti di Polizia si vedono persone di tutte le provenienze geografiche, in Italia è difficile incontare un autista o un agente di colore. Questo agevolerebbe la multiculturalità e il dialogo tra comunità limitando così le aree di illegalità e di degrado. Prada e Bulgari lo hanno capito, le Autorità statali non ancora.

Il nuovo Governo attuando appieno la legge europea sull’impiego extracomunitario adotterebbe una linea sino ad ora mai attuata, zittirebbe tutti coloro che muovono critiche strumentali sul tema e avrebbe ancora più titolo a regolarizzare con più rigore gli ingressi nel nostro Paese.


di Ferdinando Fedi