Ong e immigrazione illegale: divieto d’accesso

sabato 5 novembre 2022


Nei rapporti internazionali il Governo Meloni è partito col piede giusto. Nessuno strappo con l’Europa, nessuna dichiarazione di guerra ai potentati e alle lobby che condizionano le politiche dell’Unione europea. Al contrario, Giorgia Meloni si è recata a Bruxelles a incontrare i vertici delle istituzioni comunitarie brandendo un ramoscello d’olivo, a dimostrazione che lo scorso 25 settembre, in Italia, non sono calati i barbari. Che altro avrebbe potuto fare il nostro premier per rassicurare i partner continentali? Eppure, l’Unione non si smentisce, resta quel cocciuto, finto sordo che si rifiuta di ascoltare le cose scomode.

E tra le cose che meno di tutte desidera sentire c’è la questione dell’accoglienza della migrazione illegale dalle coste del Nordafrica. Il Governo Meloni ha espresso chiaramente la sua posizione a riguardo: stop agli arrivi incontrollati di clandestini. Il fatto che l’Italia sia colpita da altre emergenze di assoluta gravità, non vuol dire che debba rinunciare ad avere una politica rigorosa sull’immigrazione. È sacrosanto diritto dello Stato decidere chi fare entrare in Italia e chi no. I confini nazionali servono a questo. Non è accettabile che la selezione dei flussi migratori verso il nostro Paese venga delegata alla malavita organizzata libica. Come non è possibile sottostare al ricatto morale delle Organizzazioni non-governative che mandano le loro navi al largo delle coste nordafricane a raccogliere immigrati da traghettare in acque territoriali italiane col pretesto dei salvataggi umanitari. Tutte le vite umane sono sacre e meritano di essere salvate quando corrono gravi pericoli, ma richiamare l’autorità governativa ai propri obblighi di accoglienza degli immigrati illegali salvati dalle acque del Mediterraneo non può trasformarsi in un comodo alibi per ingolfare la nazione con presenze straniere non richieste e non desiderate.

Questa è stata finora la politica della sinistra, multiculturalista e antipatriottica, che ha fatto dell’Italia l’hotspot d’Europa. Non è quella della destra. E, soprattutto, non è ciò che vuole la maggioranza degli italiani. Conta ancora qualcosa la volontà popolare o fanno testo soltanto i desiderata progressisti? A maggior ragione in un momento storico complicatissimo per il nostro Paese che sconta una gigantesca difficoltà a fare fronte ai rincari delle materie prime energetiche, dei beni di consumo e all’impennata dell’inflazione. Si obietterà: ma quanto può incidere sui conti pubblici l’accoglienza di qualche migliaio di disperati? Incide, eccome. Partiamo dal dato numerico. Non si tratta di quattro gatti. Il cruscotto migranti del ministero dell’Interno segnala 87.370 persone sbarcate in Italia dal 1gennaio al 4 novembre 2022. Un numero impressionante se si considera che già nel 2020 e nel 2021 l’emergenza sbarchi aveva mostrato criticità. Di questo passo si confermerà la previsione dei 100mila arrivi nel 2022, che abbiamo azzardato tempo fa.

Troppi per una nazione che a suo disdoro deve contabilizzare più di 5 milioni e mezzo di cittadini in povertà assoluta. È triste ammetterlo, ma se non ce la si fa ad aiutare chi dei nostri è in drammatica difficoltà, come ci si può prendere cura di quelli che entrano in Italia illegalmente, assicurando loro una vita dignitosa? L’Unione europea fa spallucce. I Paesi partner fanno spallucce. Perciò, se il problema è tutto italiano bene fa il Governo a sbarrare la strada a chi pretende di entrare senza averne diritto. Bene fa il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a tenere il punto nel negare l’autorizzazione all’attracco in porto a tre navi delle Ong che incrociano appena fuori delle acque territoriali con un carico di quasi mille clandestini. Le navi in questione sono: la Humanity 1, la Ocean Viking e la Geo Barents. La prima batte bandiera tedesca, le altre due battono bandiera norvegese. Dovrebbero tornare in patria, invece chiedono di entrare in acque italiane. Le autorità del nostro Paese hanno stabilito contatti con gli Stati di appartenenza delle imbarcazioni perché dessero la disponibilità ad accogliere il carico di umana disperazione che le unità navali trasportano. Sapete qual è stata la risposta di Oslo?

L’ambasciatore norvegese a Roma, Johan Vibe, ha inviato una mail all’agenzia giornalistica Reuters per precisare che: La Norvegia non ha “nessuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi private o di ong battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo”. Ponzio Pilato non avrebbe saputo fare meglio. E la Germania? Berlino è andata giù dura con Roma: prestatelo voi il soccorso e fatelo velocemente. È la solita Germania che ogni volta che apre bocca vien voglia di dichiararle guerra. Il comportamento di Bruxelles e delle cancellerie dei Paesi partner conferma la gracilità della costruzione comunitaria.

Lo diciamo da tempo e la realtà s’incarica di darci ragione. L’Europa unita non esiste. Vi è piuttosto un coacervo d’interessi i quali, con grande difficoltà, vengono perseguiti in sede comunitaria, ma la regola aurea resta la corsa alla soddisfazione degli egoismi nazionali. Il tratto peculiare di questa Unione per nulla solidale sta nella diversa capacità, da parte degli Stati membri, di garantirsi le proprie convenienze. In questa speciale graduatoria ai primi posti si collocano i Paesi nordici dell’Unione a cominciare dalla Germania; tra i primi compare certamente la Francia, seguono a ruota gli Stati dell’Est europeo. L’Italia dei Governi di sinistra, variamente camuffati, è finita all’ultimo posto in fatto di protezione dell’interesse nazionale. È comprensibile che un Esecutivo di centrodestra ambisca a scalare qualche posizione in classifica. Ragione per la quale, le tre navi non devono attraccare in banchina. C’è da soccorrere le donne e i minori imbarcati a bordo? Lo si faccia.

C’è da autorizzare le navi a mettersi alla fonda in acque sicure, antistanti le nostre coste, nel caso sopraggiunga il cattivo tempo? Le si autorizzi. C’è da rifornirle di viveri e medicinali per affrontare una lunga traversata? Le si rifornisca con generosità e abbondanza di merci. Devono effettuare bunkeraggio? Le si mandi sottobordo una bettolina per il rifornimento di carburante. Fatto tutto l’umanamente possibile per assisterle e per rifocillare i passeggeri, le tre imbarcazioni riprendano il mare in cerca di altri approdi.

A Bruxelles, a Berlino, a Parigi, a Oslo, vogliono sfidarci a braccio di ferro? D’accordo, si fa a braccio di ferro. Vediamo chi la spunta. Nel frattempo, per mera decenza tacciano gli “amici del giaguaro” nostrani, pronti a giustificare qualsiasi sopruso venga inflitto all’Italia dalla cara Europa. Altro che Sindrome di Stoccolma, a sinistra hanno avuto la spudoratezza di sostenere che il nostro Governo non dovrebbe fare la voce grossa a Bruxelles perché l’Europa ci ha elargito una montagna di quattrini in quota Next Generation Eu. È come dire: ci hanno comprato, non possiamo più aprire bocca. Invece, cara Giorgia Meloni, caro ministro Piantedosi apritela quella bocca, fatevi sentire perché la vostra voce oggi è quella dell’Italia. È quella di una nazione che è stufa di farsi mettere i piedi in testa da chicchessia. Se umanità è salvare vite in pericolo, dignità è salvare il proprio onore. E l’Italia, umanità e dignità le possiede entrambe.


di Cristofaro Sola