Il Governo Meloni conserverà l’attenzione sui principi non negoziabili?

domenica 30 ottobre 2022


Con l’insediamento del nuovo Governo, e le dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non sono mancati, tra le fila dei cattolici, i distinguo e anche la delusione per un intervento che si è ritenuto troppo morbido o troppo contiguo ai precedenti governi. Posto che era irrealistico pensare, in tempi così drammatici e con i mercati con il fiato sul collo, a un intervento di totale rottura con il recente passato, non vi è dubbio che l’Esecutivo andrà valutato alla prova dei fatti, verificando scrupolosamente se davvero è possibile aspettarsi un’inversione di rotta rispetto ad anni di politiche devastanti delle sinistre e delle consorterie tecnocratiche.

Se non bisogna essere troppo ottimisti – ma questo sempre, essendo l’uomo intrinsecamente ferito dal peccato originale – appaiono ingenerosi gli eccessi disfattisti o la politica del tutto o niente”, che non ha fatto altro che accelerare, nel corso degli anni, il processo rivoluzionario. Bisognerebbe almeno riconoscere che alcune nomine dell’attuale Governo, così come alcuni candidati delle ultime tornate elettorali – nelle liste del centrodestra – sono riconducibili al mondo pro-life e pro-family, segno di un’attenzione (vuoi per opportunismo, vuoi per convinzione) ai cosiddetti principi non negoziabili e alle sigle che da anni, nelle piazze, nelle università, nelle parrocchie e in ogni dove hanno difeso quei principi. Non è poco, ed è già una prova che il lavoro fatto non è stato inutile.

Del resto, dovrebbe servirci da lezione quanto accaduto negli Stati Uniti con la recente Sentenza della Suprema Corte che ha ribaltato definitivamente quanto stabilito nel 1973 con la decisione Roe vs Wade, che aveva imposto agli Stati federati il “diritto” all’aborto. La decisione dei giudici americani non è arrivata per caso ma è il frutto di un paziente lavoro del mondo pro-life statunitense, che ha portato di fatto a “colonizzare” il Partito Repubblicano sui temi etici e quindi anche a influenzare la nomina di giudici “conservatori”.

E a proposito del richiamo fatto anche da Meloni alla tradizione conservatrice, rappresenta un notevole passo avanti rispetto al recente passato di destra nazionalista, risorgimentalista, filo-mussoliniana. Peraltro, il riferimento all’autonomia differenziata e al principio di sussidiarietà fa sperare in un definitivo superamento di politiche centraliste e stataliste. Sul conservatorismo, inoltre, bisogna fare qualche dovuta precisazione, alla luce della dottrina sociale della chiesa e del pensiero cattolico.

Plinio Corrêa de Oliveira, pensatore cattolico controrivoluzionario – che si oppose a tutte le rivoluzioni anticristiane ed antiumane succedutesi nel corso della storia – spiega bene la differenza tra conservazione e controrivoluzione: “La Contro-Rivoluzione è conservatrice? In un certo senso sì, e profondamente. In un altro senso no, profondamente. Se del presente si tratta di conservare qualcosa che è buono e che merita di vivere, la Contro-Rivoluzione è conservatrice. Ma se si tratta di conservare la situazione ibrida in cui ci troviamo, di arrestare il processo rivoluzionario in questa tappa, restando immobili come una statua di sale ai margini del cammino della storia e del tempo, abbracciati a quando vi è di buono e quanto vi è di cattivo nel nostro secolo, cercando così una coesistenza perpetua e armonica del bene e del male, la Contro-Rivoluzione non è e non può essere conservatrice”.

Stando così le cose, è evidente che la strada da fare per avere in Italia una vera destra – innervata sui principi della dottrina sociale della chiesa – è ancora lunga e impervia, tuttavia quei buoni segnali che ci sono, pur ancora esigui, non vanno sottovalutati. Senza crogiolarsi per i risultati fin qui ottenuti, affrontiamo le sfide future con la pazienza del contadino e non con il piglio del rivoluzionario, costruiamo ambienti e prepariamo il terreno per migliori e più complete vittorie. In conclusione, non lasciamoci vincere dal disfattismo e mettiamoci in cammino.

(*) Plinio Corrêa de Oliveira, “Rivoluzione e contro-rivoluzione”, SugarCo, 2009, 496 pagine, 25 euro


di Vittorio Leo