Le pie illusioni di Letta

mercoledì 20 luglio 2022


Auspicando che il Governo Draghi possa restare in piedi, Enrico Letta ha parlato dell’occasione irripetibile di realizzare cose molto importanti nei pochi mesi che mancano alla scadenza naturale della legislatura. Ora, al di là dell’esito di qualcosa di simile a una farsa, in cui – come ha sottolineato Massimo Cacciari in un suo recente intervento televisivo – le dimissioni di un premier ancora sostenuto da una maggioranza rappresenta un fatto senza precedenti nelle democrazie occidentali, il segretario del Partito Democratico ci racconta una colossale frottola, quando cerca di puntellare la poltrona dell’ex capo della Banca centrale europea con le meraviglie che il suo redivivo Esecutivo potrà realizzare nei pochi mesi che mancano alle elezioni del 2023. Un Esecutivo arlecchinesco che, soprattutto per questo motivo, man mano che si avvicinerà il momento delle urne, spingerà i partiti che lo compongono ad accentuare le differenze e le divergenti strategie politiche, come d’altronde è sempre avvenuto anche all’interno di coalizioni di Governo ben più omogenee di quella attuale. Tutto questo, secondo una legge non scritta nella nostra Repubblica delle banane, è destinato a tradursi in una crescente politica di veti incrociati, determinando in estrema sintesi una condizione di stallo nella quale sarà ben difficile per Mario Draghi un qualche tangibile risultato.

Sempre secondo una ben poco lusinghiera tradizione, nel corso dell’ultima parte della legislatura l’unica cosa che alcune maggioranze sono riuscite a realizzare è una modifica della legge elettorale, con l’intento, mai andato a buon fine, di sbarrare la strada all’avversario di turno. E forse è proprio da questa paralizzante consapevolezza che lo stesso Draghi ha utilizzato il pretesto dello strappo di un partito oramai in estinzione, il Movimento Cinque Stelle, per tentare di tirarsi fuori da una situazione che oramai non sembra più in grado di controllare. Staremo a vedere.


di Claudio Romiti