Orfani delle poltrone

mercoledì 20 luglio 2022


La fedeltà assoluta dei poltronisti rischia di essere tradita dal loro nume tutelare, Mario Draghi. I governisti, senza alcuna possibilità di rientrare in Parlamento, avevano riposto tutte le loro aspettative sul “nuovo uomo della Provvidenza”. Eppure, i segnali di insofferenza erano evidenti già quando nella conferenza stampa di fine anno (il 22 dicembre 2021) il premier si stava preparando per il passaggio diretto da Palazzo Chigi al Quirinale, senza mai aver avuto un voto dagli elettori italiani. Il suo messaggio era chiaro e inequivocabile: sto per traslocare alla presidenza della Repubblica, in quanto il Paese non ha più bisogno di me! Per poi ribadire “abbiamo raggiunto i 51 obiettivi del Pnrr” e “abbiamo creato le condizioni perché il lavoro del Piano nazionale di ripresa e resilienza continui, quindi il Governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà”.

Il 24 gennaio 2022 iniziarono le elezioni del Capo dello Stato che non hanno avuto l’esito sperato per Mario Draghi, nonostante desse per scontato l’approdo sul Colle più alto di Roma. L’appoggio alla sua candidatura da parte dell’oligarchia nazionale e internazionale era funzionale al fatto che chi l’avrebbe sostituito – un tecnocrate di sua fiducia – avrebbe proseguito l’attività dell’Esecutivo, seguendo pedissequamente le direttive impartite dall’Unione europea. Non aveva fatto i conti, però, con un Parlamento che, se pur delegittimato, avrebbe dovuto suffragarlo almeno con una maggioranza assoluta degli aventi diritto di voto. In cuor suo, sperava che sarebbe stato scelto subito con i due terzi dei voti grazie alla larghissima maggioranza che sosteneva il suo Governo.

Un’altra variabile, che evidentemente non aveva previsto, era l’ambizione del Presidente della Repubblica, Sergio Matterella, che non disdegnava di essere rieletto. E a tal fine preparò una sottile ed efficace strategia di marketing, orchestrata con grande sapienza dai suoi spin doctor. Mario Draghi faceva sapere, urbi et orbi, di non essere indispensabile alla guida del Governo. Tutto era stato opportunamente predisposto perché non ci fosse soluzione di continuità nella strategia dell’Esecutivo. Da attento osservatore della politica risulta evidente che, da Washington a Bruxelles, da Kiev alle banche d’affari fino ai professionisti delle poltrone in Parlamento, sono preoccupati per la perdita del loro tecnocrate di riferimento. I più allarmati in Italia sono i cosiddetti cespugli, che non hanno previsto per tempo l’improvvisa crisi di Governo. Non si erano preparati a creare le condizioni per la loro rielezione in Parlamento.

Ancora più preoccupati sono i ministri e i sottosegretari, governisti a ogni costo, che sentono scricchiolare la loro poltrona sulla quale difficilmente potranno risedersi. Avevano riposto le loro aspettative sul cosiddetto “partito di Draghi” senza Draghi, ovvero l’ancora di salvezza! Se Mario Draghi dovesse per coerenza confermare le sue dimissioni, molti rimarranno, loro malgrado, orfani della poltrona.


di Antonio Giuseppe Di Natale