Il partito del “no” a tutto

venerdì 8 luglio 2022


Avendo una visione laica della politica, pur essendo di orientamento liberale, non mi sono mai schierato con le tifoserie politiche di questo o quel partito. Più che le scelte identitarie, mi interessano le proposte concrete per migliore le condizioni di un Paese che cammina sempre sull’orlo del baratro. In questo senso, non ho alcuna difficoltà ad appoggiare convintamente la decisione, apparentemente irrevocabile, dell’attuale sindaco di Roma, il dem di lungo corso Roberto Gualtieri, di costruire nella Capitale un termovalorizzatore, mettendo fine allo scempio di una gestione dei rifiuti insostenibile e indegna di una metropoli appartenente al cosiddetto mondo avanzato.

Tuttavia il tema, assai rilevante sul piano nazionale, si scontra con le resistenze di quel partito del no” rappresentato dal Movimento Cinque Stelle che ha posto, tra le condizioni per restare al Governo, l’esigenza di bloccare un tale progetto. Da sempre ostili alle grandi infrastrutture necessarie per ammodernare il Paese, pensiamo all’alta velocità in Val di Susa, i grillini sembrano irremovibili sulle loro posizioni, sebbene la grave crisi energetica in atto richiederebbe ben altro approccio. Tant’è che il loro attuale capo politico, il traballante Giuseppe Conte, dopo aver espresso al presidente del Consiglio il suo ennesimo penultimatum, ha dichiarato ai giornalisti, ribadendo il suo niet al citato termovalorizzatore, che “il M5S non è disponibile a favorire investimenti nelle infrastrutture a gas o ad allargare le maglie delle concessioni di sfruttamento dei nostri giacimenti fossili”.

Ora, al netto dell’evidente strumentalità di un leader politico boccheggiante e che deve fare i conti con la babele di un partito nel quale non si capisce bene chi regga realmente il timone, sorge spontanea una domanda: è concepibile stabilire una alleanza strategica, così come il Partito Democratico di Enrico Letta sembra ostinarsi a voler ancora fare, con una forza politica tanto contraddittoria? Una forza politica che vorrebbe aumentare il livello della spesa sociale, che già adesso ci vede ai primi posti in Europa, e nel contempo, dicendo “no” a qualunque investimento infrastrutturale, condanna un Paese di trasformazione come l’Italia a regredire verso forme di decrescita, definita felice dagli epigoni di Beppe Grillo, i quali impedirebbero ogni forma di redistribuzione di un reddito nazionale ridotto al lumicino.

Una alleanza strategica con chi sembra non avere la più pallida idea di come affrontare la complessità di una società in rapida evoluzione, a mio modesto parere, rappresenta un errore da matita blu.


di Claudio Romiti