La coerenza di Giorgia Meloni

venerdì 27 maggio 2022


Il sondaggio Emg per Agorà, datato 26 maggio, ci presenta una situazione abbastanza prevedibile: Fratelli d’Italia sale confermandosi primo partito, il Partito Democratico e Forza Italia aumentano dello zerovirgola mentre Lega e Movimento Cinque Stelle scendono in picchiata. L’ordine sequenziale con il quale abbiamo brevemente esposto i dati, non è casuale ma rispetta un preciso filo logico.

Premettiamo che in questa fase, a nostro avviso, l’elettorato non guarda a proposte politiche e programmi specifici (siamo ancora lontani dalle elezioni) ma alla coerenza nei comportamenti e alla divaricazione tra questi ultimi e le posizioni attese. Quindi che Fratelli d’Italia guadagni consenso è naturale data l’ostinata linearità delle proprie posizioni, che potranno anche essere sbagliate a giudizio di taluni ma almeno sono chiare e non pelose speculazioni opportunistiche.

Che Forza Italia balli invece intorno al 7-8 per cento è parimenti comprensibile: è un partito di ex visionari in preda a una crisi di terza età che invita Ridge Forrester di Beautiful alle proprie convention, quasi a voler dimostrare plasticamente quanto sia datata la propria proposta politica legata a stanchi rituali come la milionesima ri-discesa in campo del proprio leader. Il quale leader si tiene stretta la vecchia casalinga di Voghera con suggestioni provenienti dal passato, mentre nella realtà pensa a vivacchiare il più possibile all’ombra di Mario Draghi, non avendo anagraficamente alcuna preoccupazione legata al futuro: il futuro del proprio partito, il futuro del centrodestra, il futuro delle istituzioni.

Anche il Partito Democratico resta stabile, ancorato al proprio zoccolo duro. Questo perché l’elettorato vede fare a Enrico Letta e soci esattamente ciò che si aspetta da loro: stare al Governo senza la legittimazione proveniente da un successo elettorale, fare giochi di palazzo, invocare la spesa pubblica, parlare di noiosi argomenti da salotto legati a ipotetici nuovi diritti civili, mentre pandemia e guerra impazzano e conservare lo status quo nel momento in cui si disserta beatamente del nulla. Ma di proposte politiche in grado di allargare il campo nemmeno l’ombra. Solo una guardinga navigazione a vista su temi gigioni.

Chi invece, coerentemente con la logica di cui sopra, sta lasciando un patrimonio di preferenze sul terreno, sono Lega e Pentastar, legati da un destino comune oggi come all’inizio di questa legislatura. Entrambi si erano proposti come disadeguanti rispetto al panorama politico, come partiti del fare del tutto estranei alle logiche di palazzo, come innovatori magari con il vizio di semplificare (il cosiddetto populismo) ma pur sempre in maniera autentica genuina e laboriosa. E invece l’esperienza dei governi Conte bis e Draghi ne hanno fiaccato la spinta propulsiva, dando l’impressione che di autentico ci fosse ben poco nella loro azione politica: gli uni (la Lega) dal Papeete in poi hanno sbagliato ogni scelta, condannandosi all’irrilevanza mentre gli altri (i grillini) si sono mostrati del tutto simili ai vecchi parrucconi che combattevano.

Ragion per cui, se qualcuno dovesse pensare di staccare la spina all’attuale Esecutivo, non potrebbe che avere una matrice gialloverde. In fin dei conti le picconate di Giuseppe Conte sulla spesa militare e quelle di Matteo Salvini sui temi economici vanno nella stessa direzione. E non potrebbe essere altrimenti.


di Vito Massimano