Vita politica complicata per Salvini

mercoledì 13 aprile 2022


Non si può nascondere che una certa difficoltà politica c’è per il leader della Lega, Matteo Salvini. Intendiamoci: non una sorta di pericolosa marcia indietro che, in politica e non solo, è il vero e inesorabile indicatore di un più o meno colpevole ribasso nei sondaggi di questi giorni. No, questo no (i cattivi, anche e soprattutto nel suo partito, aggiungono “per ora”). Di certo, anche a uno sguardo neutrale, il Matteo Salvini di oggi non è più quello di una volta. È una frase fatta che, tra l’altro, sintetizza troppo brutalmente una situazione che soltanto le elezioni vere del prossimo anno sanciranno con la forza che conta: quella dei numeri.

Il punto vero è come sempre politico, anche se quella salviniana è apparsa come una politica che solo di recente sembra avere trovato una sua marcia meno ondeggiante, meno sensibile a qualsiasi colpo di vento. Salvini, tanto per cominciare, si era giovato della (quasi) scomparsa del Cavaliere che, in questi tre anni, è sembrato ai più aver perso la strada di casa, come si diceva una volta. Tanto è vero che la sua comparsa degli ultimi giorni ha suscitata più che una sorpresa: una trovata che, sempre in politica e quando si tratta della riapparizione di Silvio Berlusconi, è una potente iniezione, una forte spinta all’insù dopo che la tendenza volgeva al basso. In giù, sempre più in giù.

Forza Italia sembrava pressoché defunta, cioè politicamente scomparsa, e il povero Antonio Tajani appariva come un personaggio colto all’improvviso per strada e costretto a recitare una qualche orazione in controtendenza e qualcuno, il solito maligno che con Forza Italia non ha mai scherzato, ha addirittura fatto notare gesti inequivocabili di scongiuri al seguito delle rassicurazioni del numero due degli Azzurri. Su questo partito, che non pochi avevano definito spento per l’assenza del leader unico, è passato come un rullo compressore Matteo Salvini. All’inizio, abbiamo chiamato questa sua politica forte e sicura – confortata anche dai risultati – ma in seguito, mano a mano, è stata ondeggiante, soprattutto perché quella sorta di eredità mutuata dal berlusconismo per dir così in ferie, priva di un supporto ragionato, stabile, staremmo per aggiungere ideologico da parte della Lega, si è trovata di fronte a un nuovo competitor, anzi una nuova erede, la leader di Fratelli d’Italia.

Di Giorgia Meloni si è scritto e detto di tutto e di più, ma non per quanto riguarda il ragionamento a proposito proprio del capo della Lega che ha dato a volte l’impressione di non badare alla nuova compagna di strada che, volente o nolente, avrebbe trasformato quel viaggio più o meno in comune in una competizione vera e propria. Competizione tanto più consistente quanto meno Forza Italia sembrava perdersi negli ultimi sprazzi di un glorioso passato con il quale si è coniugata molto più umilmente e docilmente la leader di FdI, piuttosto che un pettoruto Matteo Salvini, forte e sicuro della tenuta leghista, al di là e al sopra di qualsiasi concorrenza. Salvini, dunque, ha a che fare non più o non solo con una compagna di viaggio ma con una concorrente. E si vede. Sono le complicazioni della politica. Fra alleati, poi.


di Paolo Pillitteri