Massacro di Bucha: un’inchiesta per fare chiarezza

martedì 5 aprile 2022


Davanti alle strazianti immagini dei morti per strada e nelle fosse comuni di Bucha chi non fosse colto da un senso di pietà umana, di orrore e di disgusto per la guerra e per chi l’ha voluta sarebbe certamente un uomo senza cuore. Ma è anche vero che sarebbe un uomo senza cervello chi escludesse a priori la possibilità che il filmato diffuso domenica dalle autorità ucraine possa essere in tutto o in parte una macabra messinscena, con una scenografia di corpi umani messi lì ad uso delle telecamere, per suscitare orrore e ulteriori sanzioni europee contro la Russia. Di messe in scena e di “operazioni sotto falsa bandiera” finalizzate a suscitare orrore e ad ottenere vantaggi militari e politici ce ne sono state in tutte le guerre anche recenti, come quella jugoslava e quella siriana.

Il filmato su Bucha diffuso dagli ucraini quattro giorni dopo la partenza delle truppe russe ha mostrato diversi corpi in abiti civili che giacevano in mezzo ad una grande strada. Almeno uno dei morti aveva le mani legate dietro la schiena – il che farebbe pensare ad un’esecuzione a sangue freddo – mentre un altro giaceva a terra con a fianco la sua bicicletta, il che lascia pesare ad un uomo freddato mentre andava tranquillamente in bici. Secondo Kiev si sarebbe trattato di un massacro deliberatocompiuto, non si sa bene perché (puro sadismo?) dalle truppe russe prima di abbandonare la cittadina il 30 marzo scorso. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato di “genocidio”.

I russi hanno invece definito il filmato una intenzionale “messa in scena”. Ma i russi sono parte in causa e la loro potrebbe essere una autodifesa d’ufficio. Il punto è che anche per un qualsiasi osservatore che non parteggi per alcuna delle parti in conflitto, in quel filmato non mancano aspetti che inducono gli osservatori indipendenti a mettere in dubbio sia la versione di Kiev, sia quella di Mosca.

Il primo dubbio viene per il fatto che il giorno dopo il ritiro russo, il 31 marzo, il sindaco di Bucha, Anatoly Fedoruk, ha confermato in un video che i militari russi avevano abbandonato la cittadina, ma non ha menzionato alcuna strage da essi compiuta, come sarebbe stato logico. La stessa mancanza di morti per strada è stata notata in un filmato girato dalla polizia il giorno successivo, anche se il New York Times ha pubblicato una foto satellitare che mostrerebbe che quei corpi fossero già lì 11 giorni prima. Il secondo elemento di dubbio è, infatti, che la presunta strage per strada sia stata resa nota solo dopo 4 giorni dal ritiro russo. Un ritardo del tutto inspiegabile che lascia spazio al sospetto che in quei tre giorni i servizi segreti ucraini abbiano preparato adeguatamente la scena. Non sembrano invece fondati i dubbi espressi dai militari russi sul filmato.

“È una particolarità che tutti i corpi delle persone le cui immagini sono state pubblicate dal regime di Kiev, dopo almeno quattro giorni, non si sono irrigiditi, non hanno le caratteristiche macchie da cadavere e hanno sangue fresco sulle ferite” hanno indicato i militari russi. Queste osservazioni sono però basate solo su impressioni visive, tratte per di più da immagini televisive. Non possono perciò essere considerate né rilevanti né probanti. Il giornalista Toni Capuozzo ha sollevato dubbi opposti: se si fosse trattato di esecuzioni a sangue freddo, con un colpo alla testa ci sarebbero state ampie chiazze di sangue, che non ci sono, ha detto a “Quarta Repubblica”.

La versione di Kiev suscita dubbi, perché non spiega le presunte motivazioni della strage attribuendo ai militari russi una sadica volontà di sterminio e addirittura di genocidio che fa parte della demonizzazione del nemico che la propaganda militare usa fare in tutte le guerre.

“Il massacro di Bucha è stato deliberato. I russi mirano a eliminare il maggior numero possibile di ucraini. Dobbiamo fermarli e cacciarli fuori. Esigo ora nuove e devastanti sanzioni del G7” ha scritto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, su Twitter. Questa motivazione suscita dubbi, perché si fa fatica a immaginare come sadici sanguinari giovani soldati russi di leva che, oltretutto, potrebbero essere un domani testimoni loquaci e molto scomodi per i loro comandanti. Ieri è circolata una notizia che del massacro sia stato responsabile un reggimento di soldati jakuti provenienti dalla Siberia orientale comandati da un colonnello già identificato.

C’è da chiedersi poi: come mai quel comandante militare russo non ha temuto di fare un clamoroso autogol? Non avrebbe dovuto temere le ire di Vladimir Putin, una rimozione, un processo militare e una futura incriminazione internazionale? Tuttavia l’esperienza passata dimostra che stragi sadiche e irrazionali si verificano in tutte le guerre. In guerra tutto è possibile. A ogni modo, la dichiarazione del ministro ucraino è sospetta anche perché, oltretutto, è esplicitamente intesa a ottenere nuove sanzioni antirusse dall’Unione europea. In base a un atteggiamento razionale non si può, dunque, che sospendere il giudizio anche sulla tesi di Kiev in merito alla presunta strage russa di civili a Bucha. I governi europei, invece, stanno troppo frettolosamente dando per scontata e veridica la versione ucraina

Le autorità russe dovranno rispondere di questi crimini” ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron, il quale però pensa soprattutto alle imminenti elezioni presidenziali. Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, con giovanile solerzia e con furbesco zelo, si è già mostrato prematuramente certo delle responsabilità russe. E ha troppo presto parlato di “crimine di guerra” imputato ai russi e di “punizioni”. Egli ha già annunciato con ostentata fermezza e malcelato entusiasmo “nuove sanzioni” europee, come si trattasse di un pranzo di gala alla Farnesina.

“Non possiamo rimanere inerti. Bisogna fare qualcosa. Nuove sanzioni. Rinunciamo al gas e al petrolio russo perché non si può continuare a finanziare la guerra di Putin e i suoi crimini” dicono oggi molti commentatori, in una gara a chi si dichiari più indignato e combattente (stando ben lontani dalla guerra e al riparo dei propri alti redditi). Bisognerebbe ricordare a Di Maio e ai nostri volenterosi “combattenti” (per procura) che le nuove sanzioni, specie se riguarderanno le forniture russe di gas e petrolio, colpiranno soprattutto interessi europei e italiani. Bisognerebbe ricordare loro anche che le sanzioni sono sempre un atto ostile mirante a provocare un (improbabile) “cambio di regime” a Mosca. È questo, dunque, nonostante le smentite americane, l’obiettivo dell’Occidente imposto da Joe Biden agli europei?

I governi europei farebbero bene invece (come facciamo noi qui) a sospendere il giudizio. Un’inchiesta indipendente a opera di una commissione dell’Onu è necessaria ed è stata chiesta sia dagli ucraini, sia dai russi. Decisioni affrettate potrebbero risultare autolesioniste e anche tragiche. Anche perché potrebbero segnare una drammatica svolta peggiorativa nella guerra in corso. Potrebbero rivelarsi un azzardato passo ulteriore verso una progressiva escalation in direzione di una guerra allargata anche ad alcuni Paesi europei, dalla quale gli americani contano di restare fuori, come Biden ha più volte dichiarato poco prima della sciagurata decisione russa di invadere l’Ucraina.


di Lucio Leante