Renato Brunetta, il ministro della Disfunzione pubblica

lunedì 28 marzo 2022


Tutto si può dire di Mario Draghi, il presidente del Consiglio, non che sia poco serio. Perciò, come può tenersi a Palazzo Chigi il ministro Renato Brunetta, sebbene vanti spesso sui giornali d’essergli grande amico? Chissà se Draghi è pure lui amico di Brunetta. Comunque, bando all’amicizia e alle amicizie! L’ultima sparata del ministro della (dis)Funzione pubblica rischia di affogarlo nel ridicolo. E va bene. Ma può trascinarvi anche Draghi. E non va bene.

Mario Draghi ha commesso un errore imperdonabile nell’insediarsi al Governo: la conferma del ministro della Funzione pubblica, una carica istituzionale stravagante di per sé, a prescindere dalla persona che la incarni. Circa quarant’anni fa, l’Italia ha inventato il dipartimento della Funzione pubblica con le migliori intenzioni, come sempre fa la politica deteriore in questo genere di cose. Vi ha preposto un ministro, nientemeno. Al dipartimento “è affidato il presidio delle politiche di riforma e modernizzazione delle Pubbliche amministrazioni” (sic!). Il Dipartimento “è impegnato a realizzare la visione di una Pubblica amministrazione al passo coi tempi, che promuove il benessere della collettività attraverso l’innovazione e la valorizzazione del capitale umano, sociale ed economico di cui dispone il Paese” (sic!). Non è poco, a ben vedere. Anzi un vasto, davvero vasto programma. Stiamo parlando di un ministero per riformare i ministeri, da far tremare i polsi a qualsiasi governante.

Mario Draghi, fidandosene in ragione dell’amicizia, reciproca oppure no, ha perciò divisato di nominare un ministro all’altezza del compito, essendo insignito di una cattedra universitaria di diritto del lavoro, lavoro privato. All’apparenza, sembrava l’uomo giusto al posto giusto. Sennonché, sarà stata l’amicizia con Draghi; sarà stata l’imponenza del compito; sarà stata l’autocandidatura al Nobel; sarà stata “la visione del benessere della collettività”; sarà stata la sua matrice socialista, il ministro Brunetta ha finito per esagerare, scambiando il sogno per realtà. Infatti, risvegliatosi in Cina, ha rilasciato una dichiarazione alla Xi Jinping.

“Nella Pubblica amministrazione saranno assunte a tempo indeterminato 100mila persone l’anno, ogni anno” ha detto Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione, intervenendo all’evento Capitale umano per il cambiamento sostenibile promosso da L’Economia del Corriere della Sera: un’ondata di assunzioni indispensabile per raccogliere la sfida di modernizzare il Paese contenuta nel Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e necessaria per svecchiare un’Amministrazione appesantita da decenni di blocco del turn-over, con un’età media dei dipendenti pubblici che supera i 50 anni.

Centomila persone all’anno, ogni anno! Dove li trova tanti competenti, diplomati e laureati, per ciascun settore? Mediante concorsi seri? Li laureerà lui? E per quanti anni? Con quali soldi? Il presidente Draghi non abbisogna dei voti. Smentisca il ministro Brunetta che invece cerca la rielezione a spese dello Stato.


di Pietro Di Muccio de Quattro