Alla canna del gas

domenica 27 marzo 2022


Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni devono rendere conto del loro “filo-putinismo”. Capirai che novità, anche perché sono anni che devono rendere conto delle cose più disparate: a Silvio Berlusconi chiedono ancora conto di come abbia cominciato a fare l’imprenditore nel secolo scorso, a Matteo Salvini rinfacciano ancora i quarantanove milioni di Umberto Bossi e a Giorgia Meloni chiedono conto ancora del fascismo.

Però nessuno ricorda – per esempio – le frasi di amore smielato che tutto l’arco costituzionale proferì nel 2020 quando, in piena pandemia, il tiranno russo fece pervenire aiuti in Italia (poi si appurò che si trattava forse di un’operazione di spionaggio). Allora nessuno osava definirlo un guerrafondaio, perché non invadeva mica i confinanti a capocchia. O almeno non in maniera eclatante. Quindi, chi tempo per tempo dimostrò simpatia verso “l’amico Vladimir”, forse commise quello che anni dopo può definirsi un errore di valutazione ma nulla di più.

Chi invece oggi sale in cattedra a darci lezioncine di atlantismo dovrebbe ricordarsi di quando sculettava al cospetto della Russia, stringendo accordi commerciali (tra cui quello relativo alla fornitura del gas) rendendoci completamente dipendenti dalle materie prime di Mosca. Uno dei campioni dell’atlantismo è proprio Enrico Letta il quale, forse, ha la memoria corta e non ricorda nulla dei 23 (leggasi 23) patti che strinse nel 2013 proprio con Putin, tra cui spiccava il dossier energetico. Prima del Governo Letta (ma anche dopo), tutti trattarono la nuova e ricchissima Russia come un partner commerciale privilegiato, perché in quel momento era giusto che fosse così. Qualcuno, più recentemente, si è spinto a fare lo stesso con la Cina: il Governo Conte, ad esempio, ha inaugurato la “Via della Seta” stendendo tappeti rossi a quello che, nel tempo, è diventato il maggiore alleato di Putin. Oggi ci ritroviamo completamente dipendenti dall’asse russo-cinese e, dimostrando di non aver imparato la lezione, bramiamo per sottrarci da questa dipendenza abbracciando altri partner da cui presto diventeremo dipendenti. Il tutto senza aver nel contempo nemmeno programmato un percorso che ci porti a non rimanere tutte le volte letteralmente legati “alla canna del gas” di qualcuno.

Il risultato? Dal punto di vista militare, Putin va avanti per la sua strada, presto forse la Cina farà la stessa cosa con Hong Kong (quella Ucraina sembra solo la prova generale), la Corea lancia missili in Giappone e l’Occidente impone sanzioni che – almeno nel medio termine – paiono più a danno dei sanzionatori che dei sanzionati. Vladimir Putin noi occidentali lo abbiamo regalato alla Cina, che ben presto colonizzerà la Russia, diventando un colosso economico, demografico e militare capace di far paura. A tempo debito – quando cioè la Russia sarà completamente dipendente dall’economia cinese e qualora i piani non fossero diversi e più aggressivi – la Cina ordinerà alla propria colonia il “cessate il fuoco”. Ma questo avrà un prezzo: nella migliore delle ipotesi si tratterà solo dell’annessione di fatto della Russia, con conseguente creazione di un super blocco capace di cambiare l’ordine mondiale. Nella peggiore delle ipotesi chi può dire cosa accadrà. Certo, non noi che siamo semplici osservatori e non esperti di strategia militare o di geopolitica.


di Vito Massimano