La Chiesa e la guerra

sabato 26 marzo 2022


Papa Francesco non ha usato mezzi termini nel definire la guerra una pazzia e chiedendo di vergognarsi ai Paesi che vogliono aumentare le spese per gli armamenti.

Il Papa, d’altronde, altro non potrebbe dire di fronte ad un conflitto che ogni giorno mostra immagini terrificanti ma pare non fare distinzioni tra chi aggredisce e chi è costretto ad usare le armi per difendersi. Ha ribadito quella dichiarazione netta e categorica già contenuta in più specifiche interviste : “Nessuna guerra è giusta, l’unica cosa giusta è la pace”.

Chiara la sua rottura con la dottrina della “guerra giusta”, un campo di riflessione della teologia morale cristiana che stabilisce a quali condizioni la guerra sia lecita per un cristiano e secondo cui la guerra – intrapresa per riparare un torto subito o per respingere un attacco – è l’extrema ratio per risolvere una controversia tra Stati sovrani.

La Chiesa ha svolto un importante ruolo nello sviluppo del concetto. Per il pensiero cristiano delle origini, fare la guerra era visto come totalmente contrario al messaggio di amore verso i nemici predicato da Gesù Cristo. L’atteggiamento che aveva caratterizzato gli insegnamenti di Tertulliano, Origene e Lattanzio secondo i quali la guerra era l’antitesi del messaggio evangelico, già intorno al IV secolo lasciò il posto ad una dottrina che considerava possibile il ricorso alla guerra da parte dei cristiani.

Ambrogio, annoverato tra i massimi dottori della Chiesa d’Occidente e vescovo di Milano dal 374 sino alla morte, cominciò a sostenere che la guerra per la difesa dei confini e a certe condizioni non era un peccato ma una necessità. Agostino superò definitivamente le antiche posizioni ed elaborò il modello della “guerra giusta” destinato ad avere attualità per secoli.

A differenza dei Padri della Chiesa che condannavano la guerra in quanto tale, ad ogni condizione, Agostino d’Ippona elaborò una visione più sfumata ed articolata: egli infatti riteneva giustificabile la guerra quando fatta contro i tiranni, per ristabilire con la forza la giustizia e la pace. Agostino risponde all’accusa che gli scrittori pagani muovono al cristianesimo di aver indebolito l’Impero romano con il suo pacifismo. Non scrive nessun trattato specifico, ma qua e là avanza l’idea che il cristianesimo non respinge sempre la guerra, ma la giudica secondo criteri di giustizia.

San Tommaso d’Aquino, in un periodo in cui le Crociate erano l’esempio dell’armonizzazione tra cristianità e guerra, concorda sostanzialmente con Agostino, definendo come guerra giusta quella dichiarata da un’autorità legittimamente costituitasi, per una giusta causa e giusti fini. Attivo sul tema era anche il Cardinale Roberto Bellarmino, che sosteneva che l’autorità civile doveva difendere in armi la Fede.

La posizione della Chiesa basata sul pensiero di San Tommaso rimarrà indiscussa sino al Concilio Vaticano II quando con l’enciclica “Pacem in terris” Papa Giovanni XXIII afferma che i contrasti tra le comunità politiche non vanno risolti con la forza ma con “l’equa composizione” e che la guerra costituisce un’esperienza umana profondamente antievangelica. Posizione rotta da Giovanni Paolo II nel cui pensiero improntato ad un riuscito pacifismo non sfugge il ruolo dello strumento militare per raggiungere gli obiettivi propugnati dalla Chiesa. Il grande Papa polacco non considerava la vocazione militare antitetica a quella cristiana e, anzi, la riteneva essenziale per la difesa del bene e dei popoli aggrediti ingiustamente. Legittima poi il ricorso alla guerra contro l’oppressore in caso di violazioni certe, di impossibilità di migliori soluzioni e di fallimento di ogni trattativa.

Posizione trasposta nel Catechismo ove , al pari del Diritto internazionale umanitario, si parla di leggi da rispettare nei conflitti armati. Si legge che “Per il fatto che una guerra è oramai disgraziatamente scoppiata non diventa lecita ogni cosa tra le Parti” e gli articoli seguenti trattano il rispetto dei prigionieri, i crimini di guerra, il genocidio, l’uso indiscriminato delle armi.

Le numerose Convenzioni sottoscritte anche dalla Santa Sede per attenuare le sofferenze della guerra affermano che non dovrebbe esistere la violenza cieca ma, in quanto sembra difficile immaginare una guerra senza violenza, questa sia perlomeno regolata e organizzata. Vediamo in questi giorni che le regole non sempre sono rispettate e il diritto umanitario è spesso oltraggiato senza apparenti soluzioni. Anche per questo motivo seguiamo le parole di Papa Francesco e privilegiamo la trattativa ad oltranza perché un’ulteriore escalation di un conflitto senza il rispetto delle regole porterebbe irrimediabilmente ad un arretramento dell’umanità.

 


di Ferdinando Fedi