Vecchia storia

venerdì 25 marzo 2022


Non vorrei essere, in questi giorni, nei panni di Francis Fukuyama, il politologo statunitense il quale divenne noto, a livello mondiale, per il suo saggio La fine della storia e l’ultimo uomo. Correva l’anno 1992. Era caduta, in Europa, la “Cortina di ferro” e quindi il comunismo. Egli dava per scontato che la diffusione della democrazia liberale, del modo di produzione capitalistico, dello stile di vita occidentale nel pianeta, avesse concluso lo sviluppo sociale e culturale dell’essere umano, e fossero diventati la forma di Governo, l’assetto economico e il modo d’esistere definitivo della specie umana. La conclusione della linea unitaria di sviluppo della stessa, cioè della Storia. La cosa doveva sembrare, già agli uomini del tempo, una colossale baggianata. Un Partito Comunista, il cinese, continuava a dominare un popolo di un miliardo e mezzo di abitanti, e un territorio di novemilacinquecentonovantasettemila chilometri quadrati, nell’Asia orientale; oltre ad altre realtà minori, come la Corea settentrionale o Cuba.

Oltretutto erano e sono in piedi anche altre questioni, di portata storica, come l’equilibrio tra produzione e vita umana, e con l’ambiente naturale. Adesso, però, ci si accorge dell’evidenza della baggianata quando l’invasione della Ucraina da parte della Federazione Russa riporta la guerra in Europa. C’è anche del razzismo, se si considera, ad esempio, come un conflitto ancora più bestiale, per le conseguenze sulla popolazione, da anni colpisca il Congo, ma tanto quello è nell’Africa nera, o sfregi la Siria, nome della provincia romana in cui era inclusa la Palestina, in cui s’incarnò un tale Gesù Cristo, altra terra costantemente in guerra.

Tutti mangiano, però, senza pensarci troppo, le uova di Pasqua. Le anime belle, forse, pensavano che tutto l’eurasiatismo potesse risolversi in una disputa filosofica sulla Quarta teoria politica di Aleksandr Gel’evič Dugin, ma gli interessi geopolitici hanno deciso in modo diverso. I pochi pacifisti i quali s’interessano del Congo, o di alte aree di conflitto dell’Africa nera, pensano che tutto dipenda dai conflitti etnici, e non dagli interessi sui giacimenti di materie prime, dallo sfruttamento di quelle rivalità tra popolazioni per ben altri scopi. L’essere umano, forse, dovrebbe elevarsi a sfere più alte dello spirito, ma l’idea di Papa Francesco di consacrare da Russia e l’Ucraina a Maria “Immacolata” siamo sicuri sia un’opera di pace? Attenzione, non è una dedica a Maria “Vergine”, ma “Immacolata”. Molti sedicenti cattolici, i quali non sanno un bel nulla, scambiano i termini per sinonimi, ma la differenza è profonda. La prima definizione concerne la verginità della Madre di Dio nel momento in cui ha concepito Gesù ad opera dello Spirito Santo, la seconda l’assenza della “macchia” del peccato originale quando è stata concepita Maria stessa, non Gesù Cristo. Non v’è nulla di più ortodosso della verginità della Madre di Dio nel concepimento di Gesù Cristo, ma non è così per l’Immacolata Concezione di Maria stessa. Essa venne proclamata solo da Pio IX nel corso del Concilio Vaticano I, ma non dal Concilio, sebbene motu proprio, perché non accettata da molti padri conciliari, alcuni dei quali formarono la chiesa Vetero-Cattolica, e mai accolta dalle Chiese ortodosse. Infatti, esse ritengono Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, ma se anche la madre terrena non fosse stata pienamente donna, umana, da dove avrebbe preso la sua umanità? Perché il Sommo Pontefice Romano consacra Russia e Ucraina a Maria immacolata, cioè citando un dogma romano al quale l’ortodossia è contrarissima? È davvero un atto di pace?

Comunque, un conflitto nato da interessi geopolitici qualcuno lo complica con una lotta ideale, e adesso anche con una sottile guerra teologica. Francis Fukuyama, con un semplicismo che poteva saltar fuori dalle Università degli studi nordamericane, fece un tal ragionamento: la Guerra fredda fu combattuta tra un sistema capitalistico e sistemi comunisti; quelli comunisti si sono rilevati inefficienti, quello capitalista efficace; il mondo ha adottato quest’ultimo ed è finita la storia. Ha esteso alla storia umana, indebitamente, l’epistemologia di Karl Popper: è importante, in una scienza, non verificare quanto si conosce, ma falsificare le teorie precedenti, così si va avanti verso saperi sempre nuovi. In fondo, forse è un’applicazione, altrettanto indebita alle scienze, della darwinistica selezione naturale.

È possibile, ed è tutto da vedere, che la storiografia sia una scienza ma la storia umana (cioè i fatti materiali) è prodotta dagli interessi, dalle emozioni e dallo spirito degli esseri umani. Gli stessi sono imprevedibili, e questa storia continuerà fino a quando esisterà l’umanità. Con l’atomica potrebbe finire? Continuerà la storia naturale del Cosmo e l’esistenza spirituale degli incorporei.


di Riccardo Scarpa