Ucraina: l’unica strada è il negoziato

sabato 12 marzo 2022


Premesso che Vladimir Putin si è dimostrato un cinico, barbaro e inumano autocrate – ma speriamo non un pazzo, perché l’ultima cosa da fare con uno insano di mente è di provocarlo – siamo anche disposti a credere che:

Euromaidan e il rovesciamento del Governo ucraino non sia stato pilotato dai servizi stranieri come, e magari per motivi analoghi, con la deposizione di Mossadeq in Iran;

– non esistano motivazioni di strategia economica dietro la pelosa contrapposizione ideologica tra le due superpotenze;

– il conflitto non sia la solita proxy war combattuta da parte delle superpotenze sulla pelle di altri;

– la guerra in Ucraina sia iniziata solo oggi e l’anelito irredentista delle regioni russofone non esista;

– la violenta repressione contro i separatismi e le migliaia di morti anche tra i civili sia frutto di propaganda;

– la mancata risposta, in questi lunghi otto anni, alla rogatoria internazionale dei nostri giudici sull’omicidio del reporter italiano, Andrea Rocchelli, da parte delle milizie nazionaliste in Donbass (vedi inchiesta di Spotlight, Rai Tre, del 4 febbraio 2022) sia frutto di disguido o errore e non di omertoso intralcio della giustizia;

– il risultato plebiscitario del referendum separatista in Crimea sia irrilevante quanto alla sua correttezza e legittimità;

– la violazione degli accordi di pace di Minsk, tra Ucraina, Russia, Repubblica di Donetsk e di Lugansk, sia occorsa solo unilateralmente;

– l’esistenza dei laboratori biologici in territorio ucraino servisse a “ridurre il rischio di epidemie impattanti come il Covid-19” (sic! Fonte della smentita ufficiale sulla presenza di centri di ricerca finanziati dagli Usa);

– i governi occidentali non avessero consapevolezza – come pubblicamente ammonito dallo stesso Joe Biden 20 anni fa – del rischio di allargamento a Est della Nato;

– la denuncia unilaterale degli accordi Inf, dopo ripetute violazioni reciproche, non porterà al dispiego di nuovo armamento nucleare a media distanza sul teatro europeo per “delocalizzare” in Europa il rischio di scontro nucleare;

– la minaccia di ricorso all’arma nucleare da parte di Putin sia solo un bluff.

Tutto ciò premesso e considerato, quello che non siamo disposti a credere è che l’allargamento del conflitto sia una soluzione per fermare la guerra in corso o per proteggere, invece che mettere ancor più a rischio, da morte e distruzione le città e le popolazioni civili presenti nel teatro di guerra. Restiamo convinti che l’unica strada possibile sia quella negoziale, coinvolgendo importanti mediatori come la Cina, per indurre i belligeranti a sedere al tavolo delle trattative. Con l’obiettivo immediato di arrivare a una tregua e, infine, a un durevole accordo di pace che preveda, però, reciproche rinunce e concessioni, garantendo il ripristino di una sicurezza e una pacifica convivenza in Europa.

 


di Raffaello Savarese