Antonio Martino: il liberale ci ha lasciato

lunedì 7 marzo 2022


Il 5 marzo è morto all’età di 79 anni il professor Antonio Martino. Era un grande economista e professore universitario amatissimo dai suoi studenti. Si era formato alla scuola monetarista di Chicago come allievo di Milton Friedman, premio Nobel per l’Economia del 1976, teorico delle politiche che ispirarono le scelte economiche dell’allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, in materia di politica monetaria e fiscale.

Figlio di Gaetano Martino, anch’egli accademico e politico, che passerà alla storia per il fatto che, da ministro degli Affari esteri, fu promotore della conferenza di Messina del 1955 (costo 5.000.000 di vecchie lire, poco più di 2.500 euro di oggi) che pose le basi per la nascita della Comunità economica europea con il Trattato di Roma del 1957. Come il padre, Antonio Martino svolse un’intensa attività politica e fu protagonista della nascita di Forza Italia: orgogliosamente dichiarava di avere la tessera numero 2 del partito. Eletto in Parlamento per diverse legislature, svolse l’incarico di ministro degli Affari esteri e della Difesa nei governi di Silvio Berlusconi.

Era un liberale in politica, liberista in economia e libertario sui temi di carattere sociale. Su Radio Radicale, il giorno della sua morte, ho ascoltato una sua intervista di repertorio, dove confutava la tesi degli avversari politici che lo indicavano come un euroscettico: era tutt’altro che euroscettico. Era, invece, contrario all’entrata nell’euro dell’Italia, per la ragione che solo con la nascita degli Stati Uniti d’Europa si poteva avere una moneta unica. Ricordo battute taglienti, ironiche, come “siamo entrati in Europa, perché prima eravamo in Africa?” oppure “siamo entrati in Europa ma con i piedi in avanti”. Da grande monetarista sapeva che l’adesione all’euro avrebbe comportato danni alla nostra economia e la perdita della sovranità monetaria, a tutto vantaggio della Germania nostra diretta concorrente nel settore manifatturiero. Aveva ragione! I Paesi che non entrarono nel sistema della moneta unica ebbero tassi di crescita del loro Pil decisamente superiori all’Italia.

Ebbi la fortuna di partecipare a un convegno, non ricordo l’anno, ma di certo c’era Romano Prodi al Governo, sulle riforme istituzionali organizzato da Alleanza nazionale. Antonio Martino era l’ospite d’onore: il suo intervento catturò l’attenzione dei partecipanti. Aveva una straordinaria capacità comunicativa e una chiarezza che ipnotizzava chi lo stava ascoltando. Avrei voluto che il professor Martino, in luogo di ministro degli Affari esteri, avesse assunto l’incarico di ministro dell’Economia. Sicuramente avrebbe sostenuto una riforma fiscale di impronta liberale. Fu l’inventore della No Tax area, ovvero la completa detassazione dei redditi più bassi e in funzione della composizione del nucleo familiare. Fu il primo a promuovere la cosiddetta Flat Tax ossia una aliquota unica per tutti i contribuenti. A chi gli contestava che la Flat Tax violava l’articolo 53 della Costituzione – “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività” (in sostanza chi produce più reddito deve pagare più imposte) – rispondeva che il principio della progressività poteva essere rispettato, ampliando le fasce di reddito sulla quale applicare la No Tax area. Rileggerò i libri scritti dal professor Antonio Martino!


di Antonio Giuseppe Di Natale