Impero Russo e Cina Comunista

domenica 27 febbraio 2022


Non ci sono, oggi, due Stati più diversi della Federazione Russa e della Cina comunista di Pechino. La Federazione Russa ha una Costituzione federale democratica con, momentaneamente, un Presidente autoritario, ma eletto senza brogli da un popolo il quale ha una certa concezione dell’autorità. Il Partito Comunista Cinese occupa la Cina continentale imponendosi come partito unico. Crollato il comunismo europeo, nella Federazione Russa il cemento ideale è il cristianesimo ortodosso, rappresentato dal Patriarcato di Mosca. Doveva finire così. Durante la seconda guerra mondiale, alla domanda se i Russi avrebbero tutti combattuto strenuamente gli invasori dell’Asse, Beppe Stalin rispose che non l’avrebbero fatto per il comunismo, ma per la Russia sì. Prima della rivoluzione, le navi militari russe avevano a bordo una chiesa per officiare le liturgie, oggi le navi di nuova costruzione l’hanno di nuovo.

In ogni Nazione si trova un’Altare della Patria, il ministro della difesa Sergej Šojgu ha voluto una Cattedrale delle Forze Armate della Federazione Russa che: «simboleggia la spiritualità delle Forze Armate russe, che hanno sfoderato la spada solo per difendere la Patria», inaugurata dal Patriarca di Mosca assieme al Presidente della Federazione Vladimir Vladimirovič Putin. Nella Cina comunista, tutte le spiritualità, in nome dell’ateismo di Stato, o sono perseguitate, o, se radicate nella cultura locale, mal tollerate. Sotto il profilo geopolitico, i due Stati sarebbero divisi da interessi opposti sulla Mongolia. Invece la situazione generata dall’amministrazione nordamericana di Joe Biden ha spinto la Federazione Russa, per non essere accerchiata da tutti i fronti, ad allearsi di fatto col Partito Comunista Cinese. Questo mette in estremo pericolo gli Stati liberi nel Pacifico, e soprattutto la Repubblica di Cina a Taiwan. Xi Jinping, segretario generale del Partito Comunista cinese, e capo di Stato della Repubblica Popolare che occupa Pechino, ha dichiarato sempre più spesso, ultimamente, che suo obbiettivo fondamentale è la: «riunificazione della Cina», cioè, nel suo linguaggio, occupare, militarmente Taiwan.

La Repubblica di Cina è la sua ossessione in quanto è una democrazia pluripartitica sempre più liberale, e dimostra, con la sua esistenza, come i Cinesi non siano condannati, in virtù della loro cultura, per forza, ad un regime totalitario. Il momento nel quale l’Occidente è costretto a guardare solo in direzione dell’Ucraina, e la messa in scena delle Olimpiadi invernali di Pechino è finita, Xi Jinping potrebbe pensare davvero alla zampata. La cessazione della Repubblica di Cina sarebbe tragica non solo pei cittadini di Taiwan, ma per tutti i cinesi continentali, i quali registrerebbero come non solo una Cina diversa non sia possibile ma non possano aspettarsi nulla dalle democrazie libere, impegnate solo a fare affari, magari con la corda con la quale saranno impiccate.


di Riccardo Scarpa